Da dove viene Renata Polverini
E dove va, ora che si ri-parla di dimissioni: dal sindacato alla tv alla politica
L’ultimo scandalo che ha coinvolto l’utilizzo di fondi pubblici del gruppo consiliare del PdL nel Lazio ha riportato all’attenzione nazionale la figura di Renata Polverini, dal 2010 governatore del Lazio e fino a pochi anni fa totalmente sconosciuta nel panorama politico italiano. Poi è successo qualcosa, e la segretaria di un sindacato semisconosciuto ha ottenuto grande visibilità, fino alle ultime vicende. Stando alle voci circolate nelle ultime ore, Polverini avrebbe deciso di dare le dimissioni – più volte minacciate negli ultimi giorni – e ne avrebbe informato gli assessori della sua giunta. La carriera politica di Renata Polverini, relativamente breve, potrebbe quindi interrompersi bruscamente: una ragione di più per ricordarsi da dove viene, e come è arrivata a guidare una delle più importanti regioni d’Italia.
Renata Polverini ha cinquant’anni (è nata il 14 maggio 1962), è sposata e non ha figli. La sua carriera è iniziata nel sindacato, come diversi politici italiani degli ultimi anni (i più noti e recenti sono probabilmente Sergio Cofferati e Fausto Bertinotti). Ma quello in cui Polverini è nata come personaggio pubblico, prima del lancio definitivo grazie alla televisione, è un sindacato particolare, che è cresciuto e cambiato insieme a lei e al procedere della sua carriera politica.
Dal 2006 al 2010, Polverini è stata il segretario generale dell’UGL, l’Unione Generale dei Lavoratori. È un sindacato che ha una lunga storia soprattutto con il suo nome precedente, CISNAL (Confederazione Italiana Sindacati Nazionali dei Lavoratori), che venne fondato nel 1950 e che fu da allora vicino alle posizioni del Movimento Sociale Italiano. Il legame con il partito si è fatto meno stretto negli anni, e nel 1996 la CISNAL ha cambiato nome in UGL.
Prima di Renata Polverini, però, il suo ruolo era sicuramente marginale, e ci sono fondati motivi di pensare che lo sia ancora oggi, nonostante occasionali comparsate nelle dichiarazioni dei telegiornali del suo attuale segretario Centrella. Polverini ha detto in passato che il suo sindacato è il terzo per numero di iscritti (se la giocherebbe con la UIL) ma come vedremo i numeri sono parecchio discussi. Ad ogni modo, lei ci è per così dire nata dentro, dato che è figlia di una sindacalista CISNAL e che conosceva molto bene una delle sue figure principali negli anni Settanta e Ottanta, Ivo Laghi.
L’ambiente politico dove è nata e che lei stessa non nasconde, insomma, è quello della cosiddetta “destra sociale”, che come temi e retorica è vicina ai lavoratori e alle fasce più povere. Da quando si è candidata alla regione, Polverini si è anche decisamente riavvicinata alle posizioni della gerarchia ecclesiastica – da altre più libertarie – fino a partecipare a una recente manifestazione antiabortista a fianco di Gianni Alemanno. Sicuramente la lunga attività sindacale l’ha aiutata a sviluppare una certa abilità nei comizi, anche se con qualche eccesso, come vedremo tra poco. Tra l’altro, anche il marito Massimo Cavicchioli è stato un sindacalista, ma nella CGIL. Oggi fa l’esperto informatico, ed è sempre rimasto molto lontano dalla vita pubblica.
Il motivo principale per cui Renata Polverini è diventata conosciuta e ha acquistato visibilità è stata la frequenza delle sue apparizioni in televisione e in particolare alla trasmissione Ballarò su RaiTre, dove è andata una ventina di volte in tre anni, secondo i calcoli di Edoardo Petti su Linkiesta. Soprattutto nei mesi in cui la rottura tra Berlusconi e Fini era vicina ma non sicura, alla fine del 2009, il “dissidente di destra” era una presenza particolarmente ricercata nei talk show politici, e Renata Polverini era da molto tempo in ottimi rapporti con Fini. Infine, nel dicembre 2009, Polverini annunciò la sua candidatura alla carica di governatore del Lazio, contro il candidato del centrosinistra Emma Bonino. Ricevette l’appoggio dell’UdC, della Destra e del PdL.
Nel periodo delle lotte feroci all’interno del centrodestra, Polverini, in quanto personaggio politico di destra ma “atipica”, era considerata vicina a Fini: in realtà, durante la campagna elettorale riuscì a fare alleanze con il PdL berlusconiano senza troppi problemi e a tenersi piuttosto smarcata da qualsiasi alleanza troppo stretta (da sindacalista aveva appoggiato scioperi generali contro il governo Berlusconi). Dicevano che fosse apprezzata e stimata da tutti, al momento della sua candidatura – addirittura, si disse, anche da Walter Veltroni – e il suo procedere autonomo è diventato evidente da allora.
Ha creato una sua fondazione, Città nuove, che ha fatto la sua prima assemblea nazionale a giugno dello scorso anno. Il simbolo del movimento è un cerchio rosso con una pennellata tricolore e lo stesso slogan delle regionali 2010, “Con te”. Le liste del movimento hanno avuto buoni risultati in tutto il Lazio alle ultime amministrative: a Frosinone, ad esempio, hanno superato il 7 per cento, sottraendo voti soprattutto al PdL. Ancora a maggio di quest’anno, i sondaggi Datamonitor la mettevano al settimo posto tra i governatori più apprezzati, con un gradimento del 51 per cento.
Ma torniamo al momento della sua massima visibilità pubblica, alla fine del 2009. Poco dopo l’annuncio della sua candidatura ci fu un primo episodio che chiamò in questione i suoi trascorsi da sindacalista e la portò sulle prime pagine dei giornali: quello del reale numero degli iscritti dell’UGL. La cosa nacque da una puntata di Report in cui si documentava che i pensionati che pagavano la quota associativa dell’UGL erano circa 66.000, mentre il sindacato ne dichiarava più di mezzo milione, e che anche i dipendenti pubblici iscritti erano circa un quarto di quelli dichiarati (44 mila contro 171 mila). Il caso venne poi ripreso dai giornali e fu oggetto di un’interrogazione parlamentare all’allora ministro Sacconi, dopo le dichiarazioni di Polverini in cui diceva che il suo sindacato non si comportava diversamente degli altri.
Un altro episodio che la rese celebre fu nel marzo 2010. Durante una partita in casa della Lazio, ormai candidata alla carica di governatore per il centrodestra, Polverini andò in curva Nord, in mezzo al gruppo ultrà degli Irriducibili, e si fece fotografare di fianco allo squalificato Zarate, anche lui in curva. L’episodio ebbe due risvolti poco piacevoli: l’uno fu che il Bari battè la Lazio per 2-0 e l’altro che emersero, molto insistenti, le voci che la dicevano da sempre romanista (il mese prima era andata in visita a Trigoria, sede della Roma). La questione venne risolta, per modo di dire, quando il suo ufficio stampa disse che in realtà non era tifosa di nessuna squadra.
Alla fine, alle elezioni per la presidenza della Regione Lazio nel marzo 2010, Renata Polverini è stata eletta con circa il 51 per cento, superando Emma Bonino di poco più di 75 mila voti. Dopo di che ha continuato a far parlare di sé a livello nazionale, sia per i parecchi problemi avuti nella formazione della giunta (ci furono scontri e trattative laboriose con l’UdC, ad esempio) sia per qualche altro episodio in cui è emersa la sua anima impulsiva e i suoi toni a volte non proprio misurati. Prima e soprattutto dopo l’elezione, Polverini è diventata uno dei maggiori rappresentanti di quella categoria politica che rivendica la vicinanza alla gente e i modi bruschi come metodo e linguaggio politico.
Di esempi, Polverini ne ha forniti moltissimi. Per citare solo qualche episodio: una mattina dell’aprile 2011 salì sulla barca di un nuovo servizio regionale di pattugliamento del Tevere e disse «Salutatemi i tunisini», e si difese poi dicendo che si trattava di «una battuta» come fanno «le persone normali». Poco tempo prima, intanto, l’Espresso fece le pulci alle sue diverse proprietà immobiliari e accusò Polverini di abitare da decenni in una casa popolare senza averne i requisiti di basso reddito.
In un’altra occasione, poco più di un mese dopo, rispose ad alcuni contestatori a Genzano rivendicando con fierezza la sua origine popolare («So’ della strada come te») e invitò a rispettare l’esito delle urne e i modi democratici («Ve ne dovete fare una cazzo di ragione»), infine rimandò la discussione al seguito del comizio («Poi quando scendo discutiamo» e «con me caschi male»). Per restare sempre allo stesso periodo e allo stesso genere, ai primi di agosto di quell’anno attaccò i consiglieri di minoranza dando loro dei «berlusconiani» in una seduta parecchio agitata.
Al centro della sua azione di governo – che a parte un contestato piano edilizio regionale ha finora prodotto poco, però – c’è il risanamento dei conti pubblici e quindi il tema della sanità, dato che una parte importante del passivo regionale viene da lì. Il tema è stato uno dei principali anche della sua campagna regionale, e oggi Polverini è Commissario straordinario per la salute nel Lazio e non ha nominato un assessore alla salute, mantenendo la carica per sé. La sanità laziale è però notoriamente un campo minato di sprechi e inefficienze, e i piani di riorganizzazione tardano parecchio, tanto che il governo ha sospeso il trasferimento dei fondi dopo alcune relazioni tecniche negative. Insieme a questo, e almeno a parole, Polverini ha sempre usato espressioni come «l’epoca dei privilegi è finita» e altre simili, promettendo battaglie – l’ultima volta, ieri – contro gli sprechi nell’amministrazione pubblica e i fondi a disposizione della politica.
Nel lungo discorso all’assemblea regionale, e facendo riferimento ai suoi recenti problemi di salute (è stata operata alla gola all’ospedale Sant’Andrea di Roma il 25 agosto), Polverini ha ricordato che: «I tumori che stanno qua dentro, come nella mia gola, vanno estirpati. O usciamo di qui convinti che abbiamo voltato pagina, o usciamo convinti che siamo ex della Regione Lazio». Polverini ha anche detto che «Siamo come la Costa Concordia: ci siamo sfracellati».
Renata Polverini ha anche un sito ufficiale e un suo account Twitter: entrambi però hanno un tono molto istituzionale e si limitano a informare su attività e interventi pubblici del presidente di regione. Non c’è nessun intervento, per esempio, sugli ultimi scandali del PdL in Lazio. Né sul futuro del presidente della Regione.