La Germania vuole più maestri maschi
Ovvero: c'è un settore in cui le discriminazioni positive si applicano agli uomini anziché alle donne
Negli ultimi anni in Europa e negli Stati Uniti numerose aziende sia pubbliche che private hanno messo in pratica politiche di discriminazione positiva per aumentare la presenza delle donne nel loro personale, e garantire che arrivi almeno al 30-40 per cento del totale. Molti temono che le politiche a favore dell’occupazione femminile danneggino i tanti uomini disoccupati in tempo di crisi, ma in Germania c’è un intero settore lavorativo in cui essere uomini può quasi garantire di per sé l’assunzione: è quello dell’istruzione e della cura della prima infanzia, dove al momento la presenza maschile è molto ridotta se non assente.
Il settimanale tedesco Spiegel racconta che i lavoratori maschi impiegati nella cura e nell’educazione dei bambini più piccoli sono tra i gruppi professionali più ricercati in Germania. Le autorità locali e gli asili privati si stanno facendo in quattro per attirare insegnanti ed educatori maschi, garantire una composizione più omogenea del loro personale e dare agli staff educativi una composizione variegata, simile a quella delle famiglie: organizzano eventi speciali alle università, mettono in piedi stand informativi alle fiere sul lavoro, lanciano campagne e slogan. La città di Stoccarda ha organizzato la campagna «Ragazzi tosti per bambini tosti», mentre lo slogan scelto da Amburgo è «Varietà, amico».
Anche il governo si sta impegnando per aumentare la percentuale di impiegati maschi nel settore e nel 2010 il Ministero per le politiche familiari e il Fondo sociale europeo hanno lanciato in Germania un programma di 13 milioni di euro per reclutare uomini nel personale di asili nido e scuole materne. Il programma durerà fino al 2013 e consiste in 16 progetti pilota in 13 stati tedeschi; prevede tra le altre cose campagne di informazione (volantini, pubblicità sugli autobus), corsi di formazione, eventi speciali di reclutamento alle università. L’obiettivo a lungo termine è che gli impiegati maschi diventino il 20 per cento del totale, ma è ancora molto lontano. Secondo recenti ricerche gli uomini compongono soltanto il 3,5 per cento del personale dei centri per la prima infanzia. In città come Flensburgo, Kiel, Amburgo e Francoforte la percentuale sale a circa il 10 per cento, ma nelle zone rurali spesso l’unico uomo impiegato nelle strutture è il custode.
Sabine Herrenbrück, a capo della sezione educativa della Chiesa protestante nelle regioni Assia e Nassau, ha detto che «il nostro sistema educativo dà un trattamento preferenziale agli uomini sulle donne, a parità di qualifiche. Nel mondo là fuori non esiste un solo sesso». Herrenbrück ha spiegato che i team composte sia da uomini che da donne sono una risorsa per i centri di assistenza all’infanzia e che «nel mondo ideale ci piacerebbe avere lo stesso numero di uomini e donne». Al momento le strutture gestite dall’organizzazione impiegano circa 5.300 persone, di cui 165 uomini.
Gli educatori maschi sono richiesti anche perché molti genitori non vogliono che i loro figli siano educati soltanto da donne. Secondo uno studio condotto dal Ministero per le politiche familiari, più di un terzo dei genitori vorrebbe che negli asili e negli asili nido lavorassero anche uomini. La percentuale aumenta nei genitori con livelli di reddito e istruzione più alti.
Lo stato tedesco è interessato ad assumere nuovi dipendenti nel settore non solo per bilanciare la composizione del personale. Entro l’agosto del 2013 infatti tutti i genitori tedeschi avranno diritto a usufruire di un punto di “assistenza diurna” per i loro figli, a partire dal primo anno di età. Secondo l’Istituto Tedesco per la Gioventù dovrebbero essere assunte almeno 20 mila persone, ma non c’è abbastanza personale qualificato. Se il governo non dovesse riuscire a mantenere la promessa si troverà ad affrontare malcontento e proteste a pochi giorni dalle elezioni federali – che inizieranno il primo settembre – mentre le autorità locali e municipali potrebbero dover fronteggiare azioni legali.
Nel frattempo le città stanno corteggiando i possibili candidati con allettanti offerte lavorative. Monaco, per esempio, offre in affitto appartamenti del comune, organizza weekend con giro turistico per introdurre i nuovi arrivati alla città, regala biglietti gratis allo zoo e organizza incontri nella famosa birreria Hofbräuhaus. Francoforte mette a disposizione pacchetti di benvenuto e ha aumentato lo stipendio degli educatori della prima infanzia. Altre città offrono abbonamenti gratuiti ai mezzi pubblici o buoni per la benzina. Nonostante queste promozioni però gli stipendi restano piuttosto bassi: la paga mensile nel settore pubblico arriva al massimo a 2.200 euro al mese ed è più bassa nel settore privato. Nei primi tempi un educatore guadagna in un mese quanto un consulente aziendale guadagna in un giorno: molti uomini si scoraggiano e preferiscono puntare su altre carriere. D’altra parte la possibilità di venire licenziati è molto bassa ed è probabile che col tempo gli educatori maschi siano sempre più richiesti con un successivo aumento della paga.
Foto: Un bambino di cinque anni con un educatore in una scuola materna. (AP Photo/Franka Bruns)