La Cina invia motovedette alle Senkaku
Continua a crescere la tensione intorno alle isole contese nel Pacifico, soprattutto dopo l'annuncio del Giappone di volerne comprare alcune
La televisione di stato cinese ha annunciato che questa mattina (in Italia era ancora notte) la Cina ha inviato due motovedette nelle acque delle isole Senkaku-Diaoyutai, oggetto da anni di una complessa disputa territoriale che la coinvolge insieme con il Giappone. Le due imbarcazioni sono arrivate nella zona a poche ore di distanza dalla conferma da parte delle autorità giapponesi sul futuro acquisto di alcune delle isole, in mano a privati. Ufficialmente, le due motovedette sono sul posto per “assicurare che sia garantita la sovranità” della Cina, ha spiegato la televisione di stato cinese.
Negli ultimi giorni il governo di Pechino aveva ricevuto molte pressioni, da parte del Partito comunista cinese e della popolazione, per rispondere in maniera più incisiva alle pretese di sovranità da parte del Giappone. L’autorità cinese che si occupa di mantenere la sovranità sulle isole nel Pacifico aveva affrontato un’altra crisi, alcuni mesi fa, con le Filippine, ricevendo diverse critiche per come erano state gestite le cose. Non è ancora chiaro se le navi che hanno raggiunto le acque nei pressi delle Senkaku siano armate o meno, ma la loro presenza farà probabilmente aumentare le tensioni diplomatiche con il Giappone che di fatto controlla da decenni le isole. Il 19 agosto un gruppo di attivisti giapponesi raggiunse le Senkaku-Diaoyutai per un’azione dimostrativa, cosa che portò a ulteriori tensioni con la Cina.
La storia delle isole contese risale a oltre un secolo fa. Quando il Giappone vinse la Prima guerra sino-giapponese a fine Ottocento impose alla Cina un trattato in cui veniva riconosciuta l’indipendenza della Corea (che prima era sotto l’influenza dell’imperatore cinese) e veniva imposta la cessione di Taiwan (Isola di Formosa) e di tutte le sue isole. Le cose si complicarono nei decenni successivi: la Cina vinse la Seconda guerra mondiale e rientrò in possesso delle isole appartenenti a Taiwan. Negli anni Cinquanta a San Francisco fu sancito che la sovranità delle isole sarebbe ritornata al Giappone.
Le Senkaku-Diaoyutai (il primo nome è quello dato dai giapponesi, il secondo dai cinesi) rimasero pizzicate in mezzo a questi stravolgimenti. Il Giappone rifiutò di riconoscere i diritti cinesi sulle isole, sostenendo che a fine Ottocento erano entrate a far parte del dominio giapponese dopo un decennio di esplorazioni, che avevano consentito di appurare che le isole erano disabitate e senza alcun controllo da parte di alcun paese. Secondo i giapponesi non potevano quindi essere considerate come una cessione da parte della Cina, perché di fatto fino a fine Ottocento non erano di nessuno. La Cina sostiene invece che le isole erano già conosciute ai tempi della dinastia Ming (secoli XIV – XVII) e che entrarono a far parte del territorio cinese a fine Seicento, quando Taiwan divenne parte dell’impero cinese. Furono quindi cedute al Giappone e sarebbero dovute tornare alla Cina dopo la Seconda guerra mondiale.
La questione delle isole continua a essere irrisolta e viene spesso sfruttata, da entrambe le parti, per fare propaganda o per ottenere altri risultati sul fronte diplomatico. Le tensioni sono aumentate negli ultimi giorni non solo in seguito all’azione degli attivisti, ma anche per l’annuncio del Giappone di voler acquistare tre isole dalla famiglia Kurihara per circa 26 milioni di dollari. Secondo il Giappone, questa soluzione potrebbe rafforzare il controllo del paese sulle isole contese, cosa che non piace alla Cina che da tempo reclama un maggiore controllo in quel tratto di mare.