Il massacro di Monaco 1972
Il 5 settembre di 40 anni fa, i terroristi palestinesi di "Settembre nero" uccisero due atleti israeliani e ne sequestrarono altri nove alle Olimpiadi, la storia
Quelle in Germania nel 1972 furono le Olimpiadi più ricche di atleti e nazioni fino ad allora: furono settemila in rappresentanza di 120 paesi. Un intento simbolico di quell’edizione era celebrare in Germania la pace consolidata dopo la Seconda guerra mondiale, ma fallì drammaticamente.
Il 5 settembre 1972, alle 4 del mattino, otto membri di Settembre nero, un movimento affiliato all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina di Yasser Arafat, entrarono senza troppe difficoltà nel villaggio olimpico, aiutati a scavalcare la recinzione da un gruppo di atleti americani che avevano bevuto e non si resero conto di quello che stavano facendo. I terroristi fecero irruzione nella palazzina degli atleti israeliani: ne uccisero subito due (Moshe Weinberg, allenatore di lotta greco-romana, e Yossef Romano, specializzato nel sollevamento pesi, che avevano tentato di fermarli) e ne sequestrarono altri nove.
Alle 5 del mattino iniziarono le trattative. I terroristi, con due fogli di carta lanciati dal balcone e raccolti da un poliziotto tedesco, chiesero la liberazione di 234 palestinesi prigionieri nelle carceri israeliane e di due terroristi tedeschi, e pretesero tre aerei per lasciare la Germania. La scadenza dell’ultimatum era fissata per quattro ore dopo, alle 9:00 del mattino.
Nel frattempo, il cancelliere tedesco Willy Brandt (primo ministro della Germania Ovest, erano i tempi della Guerra Fredda in cui il paese era diviso in due) aveva preso contatti con il primo ministro israeliano Golda Meir, la quale si oppose a qualsiasi tipo di trattativa e offrì semplicemente di inviare una squadra speciale per effettuare un blitz. La Germania scelse però di iniziare una lunga trattativa con i terroristi che avanzavano sempre nuove richieste e rimandavano di ora in ora l’ultimatum. Il programma delle Olimpiadi proseguì regolarmente, nonostante la notizia del rapimento si fosse ormai diffusa in tutto il mondo.
Era sera quando si decise di far salire i terroristi con gli ostaggi su due elicotteri atterrati nel piazzale del villaggio olimpico per trasferirli alla base aerea di Furstenfeldbruck e da lì, come da loro richiesto, farli partire con un aereo per Il Cairo. Verso le 22.30 gli elicotteri con gli ostaggi atterrarono alla base: scesero i quattro piloti e i sei terroristi. Due di loro corsero subito a ispezionare l’aereo, ma si accorsero che era vuoto e tornarono di corsa agli elicotteri. Si trattava di una trappola: accanto all’aereo, la polizia tedesca voleva liberare gli atleti in un’operazione che si sarebbe rivelata fallimentare: mancava un numero sufficiente di uomini addestrati (gli agenti sul bordo della pista erano solo cinque) e mancavano le attrezzature necessarie per la riuscita dell’operazione.
L’area venne illuminata e gli agenti aprirono il fuoco. La sparatoria durò circa un’ora. Un terzo elicottero con alcuni agenti di rinforzo atterrò a più di un chilometro di distanza da dove si stava svolgendo la sparatoria: quei poliziotti non entrarono mai in azione. Quando alla base aerea arrivarono i veicoli corazzati tedeschi, ai terroristi fu chiaro che non era più possibile fuggire e decisero di uccidere gli ostaggi.
Nell’operazione morirono tutti gli atleti sequestrati, cinque terroristi e un poliziotto tedesco. Gli altri tre terroristi furono arrestati, ma rilasciati il 29 ottobre dello stesso anno nella trattativa per il dirottamento sopra Zagabria di un aereo della Lufthansa.
I Giochi di Monaco furono sospesi per un solo giorno, in cui si svolse una cerimonia in ricordo delle vittime. Non vennero però annullati, provocando proteste e indignazione. Dopo il massacro, il primo ministro israeliano Golda Meir ordinò al Mossad (i servizi segreti israeliani) di trovare e assassinare gli esecutori della strage. Le ritorsioni di Israele contro i responsabili della strage sono state raccontate nel film Munich da Steven Spielberg (2005).
Il mese scorso il settimanale tedesco Der Spiegel aveva pubblicato un lungo articolo sulle Olimpiadi del 1972 accusando il governo tedesco e gli organizzatori della manifestazione di aver ignorato l’allarme di possibili “azioni terroristiche”, non rafforzando le misure di sicurezza al villaggio. La settimana scorsa Israele ha inoltre reso pubblici 45 documenti ufficiali sulla vicenda, dai quali emergerebbe l’impreparazione dei servizi di sicurezza tedeschi nell’affrontare l’operazione. Tra i documenti c’è il resoconto dell’ex capo dei servizi segreti israeliani, Zvi Zamir, che, tra le altre cose, denunciò che i tiratori scelti tedeschi non avevano armi adatte, ma solo pistole, che i mezzi corazzati arrivarono in ritardo e che non esistevano «né un piano alternativo, né alcun mezzo per trovare un’alternativa».