Intanto, in Siria
Continuano i combattimenti: agosto è stato il mese con il più alto numero di morti nel paese, 5mila dicono gli attivisti, e con più di centomila rifugiati
Nel mese di agosto più di 100mila persone sono scappate dalla Siria, ha detto l’Agenzia per i rifugiati dell’ONU (UNHCR). Si tratta del numero più alto, rispetto ai 17 mesi di conflitto, di profughi dall’inizio della battaglia tra il regime del presidente Bashar al Assad e l’esercito dei ribelli, iniziata a marzo del 2011. Nell’ultima settimana almeno 30 mila persone si sono rifugiate in Turchia, in Iraq, in Libano, in Giordania.
Secondo Melissa Fleming, portavoce dell’UNHCR, i rifugiati dall’inizio della guerra civile sono stati in tutto 235.300. Questi numeri sono stati confermati anche dal capo del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) Peter Maurer, che ha incontrato Assad per discutere proprio dell’emergenza umanitaria in corso. L’UNICEF, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia, ha fatto sapere che i bambini morti la settimana scorsa sono stati 1.600.
Nella città di Aleppo, nel nord della Siria, lunedì sono state uccise diciotto persone e sette bambini sono morti a causa dei bombardamenti, mentre ci sono stati almeno altri 25 morti a causa degli attacchi dell’esercito siriano ad al Bab. Ad Aleppo, conquistata dai ribelli nei mesi scorsi, ci sono ancora alcune zone sotto il loro controllo (molte sono state riconquistate dall’esercito nelle ultime due settimane) che saranno prese nel giro di dieci giorni, ha promesso un comandante del regime. Altri scontri ci sono stati nella città di Homs, a est della Siria, vicino al confine con il Libano e nella capitale Damasco dove una bomba ha ucciso cinque persone. Secondo l’Osservatorio per i diritti umani in Siria, nell’ultimo mese sono morte più di 5.000 persone.
Lakhdar Brahimi, l’inviato delle Nazioni Unite e della Lega Araba che ha sostituito Kofi Annan nella missione diplomatica, incontrerà Assad nei prossimi giorni. Dovrà riprendere i contatti portati avanti, senza successo, da Annan, facendo da mediatore tra i paesi dell’Occidente che vorrebbero approvare una risoluzione dell’ONU, per dare ulteriori sanzioni alla Siria, e il fronte opposto formato da Cina e Russia che fino a oggi hanno sempre posto il loro veto. E cercare di far dialogare i ribelli siriani con il regime, per il cessate il fuoco. L’ha definita una missione «quasi impossibile» e si è detto «molto preoccupato per il peso delle responasbilità».
Omran al Zoebi, il ministro dell’Informazione siriano, ha spiegato lunedì scorso che ogni trattativa di pace sarà impossibile finché ci saranno paesi che continueranno ad armare i ribelli, riferendosi ad Arabia Saudita, Turchia e Qatar. Inoltre, il governo siriano ha minacciato l’uso di armi chimiche e biologiche se la Siria verrà attaccata, intensificando gli attacchi nel mese di agosto. Bashar al Assad sembra ormai determinato a risolvere lo scontro in battaglia, mettendo da parte la diplomazia e combattendo contro i ribelli: «non ci sarà nessun dialogo con l’opposizione», ha detto Omran al Zoebi. E anche l’opposizione non ne vuole sapere di dialogare finché Assad non sarà rimosso.
Foto: Aleppo, Siria (AP Photo/Shaam News Network, SNN)