L’1% dei cinesi
Foreign Policy racconta (e fotografa) chi sono e come vivono i nuovi ricchi in Cina
Per la gran parte dei cinesi la rapidissima crescita economica degli ultimi vent’anni ha significato un viaggio di sola andata verso una delle grandi città e dei centri manifatturieri che sono sorti sulla costa orientale. Vivere in queste città congestionate e lavorare in fabbriche con orari massacranti è stato difficile, ma in cambio l’incremento di salario ha permesso a loro e alle loro famiglie di migliorare i loro standard di vita e comprare elettrodomestici, automobili e televisioni. Per altri cinesi, invece, la crescita economica ha significato semplicemente diventare estremamente ricchi. Foreign Policy ha raccontato (con fotografie) chi è l’1% più ricco della Cina.
In una dittatura basata su un unico partito è naturale che tra i più ricchi siano ben rappresentati i politici, come Wu Xie’en, segretario del partito comunista di Huxei, il cosidetto “villaggio numero uno sotto il cielo”. Il villaggio possiede, proprio in quanto villaggio, 58 imprese con un fatturato di circa 6 miliardi di euro. I duemila abitanti sono tutti azionisti e possiedono ciascuno una ricchezza di almeno qualche centinaio di migliaia di euro ciascuno. La manodopera per le industrie viene fornita da circa 20 mila lavoratori che vivono in villaggi del circondario. Wu Xien’en gestisce il villaggio-impresa con poteri quasi assoluti come, scrive FP, un antico imperatore Ming.
C’è un po’ di politica anche dietro il successo della “Coppia Magica” formata da due imprenditori dell’immobiliare: Ma Jing, che è figlia di un generale dell’esercito cinese, e Li Haifeng, suo marito. Il loro è un impero che spazia dagli hotel di lusso alle ville. Ma Jing definisce il loro ultimo complesso edilizio di lusso “la risposta cinese a Versailles”. Sempre grazie all’imprenditoria anche Yin Mingshan è diventato uno degli uomini più ricchi della Cina. La casa automobilistica che ha fondato e che dirige, la Lifan Group, produce automobili per la classe media cinese con grande successo.
Ma tra i ricchi cinesi non ci sono solo politici o imprenditori che hanno avuto successo grazie a connessioni con il partito comunista. Jason Fong, ad esempio, lavora come manager nella sede di Shangai del colosso bancario svizzero UBS ed è diventato ricco vendendo consulenze finanziarie al crescente numero di ricchi cinesi. Oltre ai consigli su come investire il proprio denaro, questa nuova classe sociale ha creato una domanda per beni e servizi che prima erano impensabili in Cina. Se n’è accorta ad esempio Liu Xiubing, anche lei figlia di un generale, che ha aperto una galleria d’arte a Pechino. Lo Yan Club Arts Center, che era frequentato anche dall’artista dissidente Ai Weiwei, si trova nel distretto 798, un ex area industriale ora diventata un distretto dell’arte.
Oltre che nell’arte i nuovi ricchi cinesi spendono molto anche per i divertimenti e gli hobby. Così nell’1% più ricco finisce anche Liu Kai Mung, il più famoso istruttore di golf di Hong Kong e Wu Xiangbing, direttore del più importante golf club di tutta la Cina. Xia Yang invece è diventato ricco riuscendo a far riscoprire ai cinesi uno sport che era sparito dall’epoca di Mao (a differenza del golf, che invece non era mai arrivato): il polo. Secondo Xia il polo è uno sport da aristocratici e in Cina di aristocratici non ce ne sono. Il paese però è pieno di persone che si sono arricchite in fretta e che hanno il denaro, ma non la classe. L’obbiettivo di Xia è trasformarli in gentlemen e giocare a polo, secondo lui, fa parte di questo processo.
Foto: Feng Li/Getty Images