Il libro sulla morte di bin Laden
Il Pentagono minaccia di denunciare il Navy Seal che lo ha scritto e che ha messo in dubbio la ricostruzione ufficiale
Martedì 4 settembre la casa editrice statunitense Penguin Group pubblicherà il libro “No easy day” che racconta il ritrovamento e l’uccisione di Osama bin Laden avvenuti il 2 maggio del 2011 ad Abbottabad, in Pakistan. La pubblicazione del libro era stata annunciata per il prossimo 11 settembre, ma è stata anticipata per il grande numero di ordinazioni che l’hanno portato ad essere, ancora prima di uscire, primo in classifica su Amazon e Barnes&Noble.com.
Il libro è stato scritto da uno dei sei agenti dei Navy SEALs, le forze speciali della marina statunitense, che parteciparono a quell’operazione. Il nome dell’autore che compare in copertina è Mark Owen, ma si tratta di uno pseudonimo. La vera identità dell’autore è stata rivelata da Fox News: è il trentaseienne Matt Bissonette, originario di una città dell’Alaska. Dopo la diffusione del suo nome Bissonette è stato minacciato di morte su alcuni siti legati a gruppi islamici estremisti e definito “il cane che ha ucciso il martire Osama bin Laden”.
Martedì scorso Associated Press ha ottenuto in anteprima una copia del libro e ha diffuso alcune anticipazioni del racconto che sarebbero in contrasto con la versione ufficiale della Casa Bianca e del Pentagono stesso sull’uccisione di bin Laden. Mostrerebbero infatti come quel giorno le forze speciali Usa abbiano violato le regole di ingaggio, uccidendolo senza che costituisse una minaccia.
Nel libro, Bissonnette sostiene che i SEALs avevano individuato bin Laden sopra a una scala alla fine di un corridoio buio e che in quel momento, nonostante non fosse chiaro se bin Laden fosse armato oppure no, sarebbero partiti due proiettili contro di lui. Ufficialmente la sparatoria dei SEALs iniziò invece quando bin Laden, dopo una prima apparizione, si chinò nuovamente, forse per prendere un’arma. Bissonnette, dalla propria posizione (non era il primo della fila) non era in grado di sapere se le pallottole avevano centrato il bersaglio. Nel frattempo bin Laden era comunque rientrato nella stanza buia. Al momento dell’irruzione si trovava sanguinante a terra con un foro visibile sul lato destro della testa e con due donne accanto. Su un mobile c’erano delle armi. Il viso dell’uomo venne ripulito, i militari lo identificarono con sicurezza, le donne furono spinte in un angolo e vennero sparati molti colpi al corpo già morente fino a quando non rimase immobile.
Il Pentagono (che non ha potuto controllare il testo prima della pubblicazione) ha più volte ribadito che il libro non è stato autorizzato dal governo e che per questo sta valutando di intraprendere un’azione legale contro il suo autore. Gli avvocati del Dipartimento della Difesa hanno inviato ieri una lettera a Bissonnette informandolo dell’avvenuta violazione degli accordi da lui firmati nel 2007 e che prevedono la non divulgazione di segreti militari. Il libro infatti, rendendo pubbliche informazioni segrete (che però nella lettera inviata dal Pentagono non sono specificate), potrebbe mettere a rischio la sicurezza nazionale e compromettere le missioni future. Gli avvocati del Pentagono suggeriscono anche che i diritti del libro potrebbero essere rivendicati dal governo.
Nel libro, Bissonnette dice anche che nessuno dei sei militari che hanno partecipato alla missione era un sostenitore di Obama. Ma domenica scorsa, in un’intervista in onda su CBS Bissonnette (con il volto coperto e la voce alterata) ha spiegato che il libro non ha alcun intento politico e non si propone di influenzare le elezioni presidenziali. Ha detto invece di averlo scritto per commemorare l’11 settembre 2001, gli attacchi terroristici e coloro che hanno lavorato con successo a queste missioni.