I problemi della “rivoluzione verde” in Germania
La legge tedesca sulle energie rinnovabili funziona così bene che ora i parchi eolici sono troppi, i costi in bolletta crescono e i lavori della rete di distribuzione sono in ritardo
La “rivoluzione verde” nello sfruttamento dell’energia in Germania è un progetto ambizioso e, come spiega un articolo del settimanale Der Spiegel, non tutto sta andando esattamente come previsto dal governo e dal ministro dell’ambiente Peter Altmaier. Il ritmo di espansione della rete delle energie alternative è ancora troppo lento, mentre i costi dell’energia elettrica sono in costante aumento. Un obiettivo è rimpiazzare tutti i 17 reattori nucleari ancora in funzione entro il 2022. In questo momento più di un quinto dell’energia prodotta in Germania viene da fonti rinnovabili. Potrebbe sembrare una buona notizia, ma il cambiamento è così rapido che la normativa non è più adeguata alla situazione.
La legge sulle energie rinnovabili tedesca (Erneuerbare-Energien-Gesetz, EEG) è il fattore di maggior costo del sistema. Funziona così: i gestori dei parchi eolici, dei pannelli solari e degli impianti di biogas, hanno una percentuale di profitto garantita sull’energia che generano per diversi anni. Le aziende che distribuiscono l’energia, la acquistano a un prezzo più elevato, ma la differenza viene pagata dai consumatori nella bolletta.
In questo modo la legge garantisce profitti sicuri a chi investe in energia rinnovabile e rende la costruzione degli impianti molto attraente. È per questo che il modello tedesco è stato copiato in 65 paesi in tutto il mondo. Ma c’è un problema: il modello è diventato fin troppo conveniente e le centrali verdi sono cresciute così in fretta che le famiglie tedesche hanno visto aumentare troppo i costi in bolletta. Ora in Germania per le sovvenzioni si pagano in media 144 euro di energia all’anno, che potrebbero diventare più di 200 euro già nel 2013.
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Il rovescio della medaglia è che in questo modo le differenze sociali vengono ingigantite. Chi non ha un lavoro, riceve un importo fisso per pagare l’elettricità, e non può risparmiare acquistando lavatrici e frigoriferi a basso consumo. Per chi ha un reddito basso l’energia verde non è affatto conveniente. Chi invece si può permettere di installare i pannelli solari sul tetto di casa, viene pagato per l’energia che produce . E le grandi industrie consumano il 18 per cento dell’energia prodotta, ma pagano solo lo 0,3 per cento dei costi connessi alla EEG.
La base della rivoluzione verde tedesca è l’energia eolica. Durante l’estate Altmaier (in carica dal 16 maggio scorso dopo la decisione del primo ministro tedesco Angela Merkel di sostituire Norbert Röttgen) è andato in giro per tutta la Germania per verificare di persona lo stato dei lavori dei parchi eolici, paragonando gli operai a “tedofori della repubblica del verde”. Altmaier dovrà trovare in fretta una soluzione a questo problema escogitando un sistema per tenere sotto controllo i costi per i consumatori senza rischiare di rallentare l’intero processo: lo Spiegel spiega di come il ministro voglia ripensare il sistema delle sovvenzioni. Un’alternativa è differenziare la normativa a seconda delle regioni, rendendo più o meno conveniente costruire in una zona piuttosto che in un’altra.
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Andreas Wellbrock, uno dei dirigenti della BLG Logistics Windenergy, è molto preoccupato. Nella cittadina portuale di Bremerhaven sono quasi pronti i trasformatori energetici che il ministro dell’ambiente tedesco ha definito “cattedrali della cultura industriale”: tre gigantesche strutture necessarie a distribuire l’energia che verranno installate sul fondo del mare. Ma a causa di alcuni ritardi nella rete dei cavi di alimentazione che dovrebbero trasportare l’energia tra i parchi eolici sulla terraferma, il loro trasporto in mare è già stato posticipato. I ritardi dovuti ai problemi con i collegamenti potrebbero costare al governo tedesco alcuni milioni di risarcimenti, e ancora una volta a pagare sarebbero i consumatori.
(Il ministro dell’ambiente Peter Altmaier in un parco eolico nel mare del Nord Foto: Focke Strangmann/dapd)
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