Meno crimini violenti negli USA
Un po' sono le nuove tecniche di polizia, un po' l'invecchiamento: e Los Angeles è diventata la grande città più sicura
Il tasso di criminalità violenta degli Stati Uniti è sceso di molto rispetto al picco del 1992, racconta l’Economist questa settimana: secondo l’FBI i reati violenti sono oggi solo il 38% del totale. Charlie Beck, il capo della polizia di Los Angeles (LAPD), ha detto a luglio che, tra le città più grandi del paese, Los Angeles è diventata la più sicura. Questo risultato è stato raggiunto con nuovi metodi di gestione all’interno della polizia.
Una delle tecniche più efficaci è stata l’introduzione del Compstat (Compstat meeting) dieci anni fa: riunioni periodiche in cui i comandanti della polizia delle diverse giurisdizioni della città si confrontano con il capo della polizia, sulla base di dati e statistiche dettagliate sui diversi tipi di crimini e presentando risultati e soluzioni al problema. Se c’è stato, per esempio, un aumento nel furto delle macchine, il capo della polizia chiederà ai comandanti cosa pensano di fare per combatterlo, e questi vengono giudicati responsabili dei risultati. A partire dai numeri e dai documenti raccolti, che vengono distribuiti prima della riunione, si analizza il problema fino ai minimi dettagli.
Il Compstat ha introdotto due novità che sono state determinanti nella lotta alla criminalità violenta: la raccolta dei dati sui crimini ha reso più facile capire dove c’era bisogno di risorse e quindi di soldi e ha responsabilizzato ancor di più i comandanti della polizia che devono presentare i risultati del loro lavoro in ogni riunione. Inoltre, senza risultati positivi (certificati dai dati) non c’è possibilità per gli agenti di polizia di fare carriera.
Secondo il sergente Steve Lurie, che lavora da molti anni a Los Angeles, la figura del poliziotto è cambiata. Ed è cambiato anche il rapporto che ha con i cittadini della giurisdizione in cui lavora tutti i giorni: oltre che poliziotti, i cittadini devono vederli più come operatori sociali, psicologi infantili e consiglieri. E i poliziotti conoscono bene la realtà in cui lavorano, le bande criminali, i problemi dei quartieri.
Non c’è soltanto la riorganizzazione dei metodi della polizia tra le cause che hanno portato a un miglioramento del tasso di criminalità violenta degli Stati Uniti. Secondo Jack Levin, professore di criminologia alla Northeastern University di Boston, ci sono spiegazioni nei cambiamenti che ci sono stati nel paese e nella demografia: l’età media della popolazione degli Stati Uniti si sta alzando ed è normale che una società che invecchia sia anche meno violenta. Altri dati, ha spiegato Levin, hanno testimoniato che il minor tasso di criminalità è collegato al minor numero dei crimini che sono stati commessi dagli immigrati.
Aumentano invece gli arresti: in media negli Stati Uniti circa l’1 per cento della popolazione è in carcere: «ma il rapporto tra incarcerazioni e criminalità violenta non è molto forte». Quindi il livello di detenzioni è rimasto costante, ma sono diminuiti i crimini di tipo violento. Non tutte le città hanno dei tassi di incarcerazione alti: a New York per esempio il tasso di criminalità si è abbassato senza che sia aumentato quello di detenzione. I tassi più alti di criminalità violenta sono stati registrati nella città di Memphis, Tennessee, a Detroit, in Michigan e a Chicago, dove la criminalità violenta è aumentata del 28 per cento dall’inizio dell’anno.
Foto: John Moore/Getty Images