L’Italia, un miracolo che esista
Un disincantato Angelo Panebianco spiega perché "la crescita" è una cosa diversa per ognuno, in un paese diviso su tutto
L’editoriale del Corriere della Sera di oggi è di Angelo Panebianco, che si rammarica delle divisioni pregiudiziali su tutto degli italiani, si meraviglia che esistano l’Italia e la sua democrazia, e spiega perchè parlare solo di “crescita” è generico e fuorviante.
A causa del fatto che, per lo più, non si vuole concedere all’avversario una qualche dignità, ma anche a causa di una diffusa ignoranza della storia patria, il nostro dibattito pubblico tende quasi sempre a immiserire e a banalizzare ciò che non dovrebbe esserlo: le nostre divisioni. Esse non sono alimentate, come ci fa comodo credere, solo da contingenti conflitti di interesse. Riflettono, e riproducono, contrapposizioni antiche. Le divisioni politiche contingenti occultano radicate, profonde, e probabilmente incomponibili, divisioni culturali. Siamo divisi praticamente su tutto e il fatto che il nostro sia ancora uno Stato unitario, per di più corredato di una (claudicante) democrazia, è una specie di miracolo. Usiamo le stesse parole ma diamo loro significati antitetici. Se prescindiamo per un momento dagli interessi in gioco, ad esempio, che altro è lo scontro sulle intercettazioni (diritto di cronaca contro diritto alla privacy) se non una divisione che chiama in gioco due idee radicalmente diverse, e cariche di storia, della libertà?
La stessa cosa accade con un’altra parola che usiamo tanto, soprattutto da quando l’«oggetto» a cui si riferisce è sparito nel nulla: la parola in questione è «crescita». Tre partiti si confrontano e si scontrano sulla crescita.
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