L’autobomba a Damasco
Le foto dell'autobomba esplosa durante il funerale di due sostenitori del regime di Bashar al Assad in cui sono morte 12 persone e 48 sono state ferite
Aggiornamento delle 16.30
Dodici persone sono state uccise da un’autobomba durante un funerale nel sobborgo di Jaramana, vicino Damasco, la capitale della Siria. I feriti sono 48, secondo i mezzi di comunicazione siriani. Scrive BBC che si trattava del funerale di due sostenitori del regime del presidente Bashar al Assad uccisi ieri in un attentato. L’esplosivo è stato posizionato all’interno di un taxi, secondo l’agenzia di stato Sana.
Ieri il sito siriano anti regime Shaam News ha pubblicato le foto dei civili uccisi dall’esercito nella città di Daraya, un sobborgo vicino alla capitale Damasco, assediata negli ultimi giorni dai soldati del presidente Bashar al Assad: almeno 320 persone sono state trovate morte domenica scorsa dai ribelli. Altri omicidi di massa sono stati segnalati in tutta la Siria.
Le notizie hanno suscitato la reazione dell’ONU e del governo francese guidato da François Hollande, che ha ipotizzato un intervento militare nel caso in sui l’esercito siriano faccia ricorso alle armi chimiche: «La posta in gioco va al di là della Siria, è a rischio la sicurezza del Medio Oriente». Una linea appoggiata anche dal Regno Unito e dagli Stati Uniti. In settimana ci sarà un incontro tra i ministri degli esteri al Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere delle questioni umanitarie.
Hollande ha invitato l’opposizione siriana a creare un governo rappresentativo provvisorio, che sarebbe riconosciuto dalla Francia: «Stiamo cercando di aiutare gli attivisti che si stanno organizzando nelle zone liberate in territorio siriano e appoggiamo l’iniziativa della Turchia per la creazione di una zona cuscinetto per i civili». Laurent Fabius, il ministro degli esteri francese, ha proposto anche la creazione di una “no-fly zone”, una zona d’interdizione al volo, se il numero dei rifugiati aumenterà.
Le Nazioni Unite hanno fatto sapere che i rifugiati sono in tutto più di duecentomila. La Turchia, che confina a nord con la Siria, ospita già circa ottantamila profughi. Ieri il governo turco ha deciso di chiudere il passaggio alla frontiera e più di settemila persone sono rimaste bloccate in territorio siriano. Suphian Altan, portavoce del ministero degli Esteri turco, ha detto che si tratta di una chiusura temporanea. Ahmet Davutoglu, il ministro degli esteri, ha spiegato in una conferenza stampa che la Turchia ha bisogno di un maggior sostegno internazionale: «Questo compito non deve pesare soltanto sui paesi confinanti con la Siria».
Gli attivisti hanno rivendicato l’abbattimento ieri mattina di un elicottero dell’esercito siriano, che si è schiantato dopo uno scontro a fuoco e ripreso da un video, mentre stava bombardando il quartiere Jobar a Damasco. La notizia è stata confermata dalla tv di stato siriana. Le milizie siriane hanno ucciso circa sessanta persone nella periferia della capitale nel quartiere di Zemalka e nel borgo di Saqba, hanno spiegato alcuni attivisti. Il centro della battaglia sembra dunque essere tornato nella periferia della capitale, dopo le settimane in cui ribelli e lealisti si sono scontrati nella città di Aleppo, nel nord del paese.
Scrive il Wall Street Journal che il governo iraniano di Mahmoud Ahmadinejad ha deciso di inviare alcuni comandanti del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie (IRGC) e centinaia di soldati in Siria, per aiutare l’esercito siriano dell’alleato Bashar al Assad con armi e denaro. L’Iran si era già impegnato ad aiutare il governo siriano per rafforzare l’apparato di sicurezza informatica e nello spionaggio dei dissidenti e dei membri dell’opposizione. Giovedì scorso Ahmad Vahidi, il ministro della difesa siriano, aveva annunciato un cambiamento di strategia dell’Iran in questo conflitto, hanno scritto due giornali iraniani. Ma la Siria non avrebbe ancora chiesto aiuto all’alleato.
Foto: Jaramana, Siria (JOSEPH EID/AFP/GettyImages)