Le scuse del primo ministro norvegese
Jens Stoltenberg, l'uomo in cui si identificò un intero paese dopo le stragi di Oslo e Utøya, si è scusato in Parlamento per come fu affrontata l'emergenza
Oggi il primo ministro norvegese, Jens Stoltenberg (Partito laburista), ha chiesto scusa di fronte al Parlamento per gli errori commessi durante la gestione delle stragi a Oslo e Utøya e ha promesso di attuare misure radicali contro il terrorismo, respingendo inoltre la richiesta di dimissioni formulata dall’opposizione dei conservatori. Stoltenberg ha anche confermato che il governo sta preparando un piano di emergenza per affrontare nuovi eventuali attacchi e per migliorare la cooperazione tra le squadre di soccorso. Tra le misure che il governo intende adottare ci sono la fornitura di elicotteri militari per la polizia, un aumento dei fondi per le forze armate e un miglioramento delle fasi di esercitazione a tutti i livelli.
Il discorso del primo ministro è arrivato a pochi giorni di distanza dalla condanna di Anders Behring Breivik. Il 24 agosto i giudici di Oslo hanno condannato l’autore delle stragi di Oslo e Utøya a scontare una pena di 21 anni di carcere. Breivik, che è stato considerato sano di mente, aveva ammesso di aver organizzato e condotto l’attentato esplosivo a Oslo e le uccisioni sull’isola di Utøya che causarono la morte di 77 persone e il ferimento di altre 240. La pena di 21 anni, il massimo previsto dall’ordinamento norvegese, potrà essere estesa se il condannato si rivelerà essere ancora un pericolo per la società. Dopo la sentenza, Breivik ha confermato che non ricorrerà in appello. La strage è avvenuta il 22 luglio dell’anno scorso.
Il paese rimase scioccato da quanto avvenne in quei giorni, ma l’opinione pubblica, insieme con i mezzi di comunicazione, considerarono positiva la reazione dello Stato e del primo ministro Jens Stoltenberg. La sua risposta all’attacco fu considerata impeccabile dal 94 per cento dei cittadini, secondo un sondaggio d’opinione. Come ha ricordato di recente l’Economist, Stoltenberg diede una risposta coraggiosa e dignitosa alla strage causata da Breivik, promettendo di contrastare l’intolleranza, che stava dietro quel gesto, con maggiore apertura e una maggiore tolleranza di quanto fatto fino a quel momento. E, ribadendo i valori della cultura norvegesi, suscitò un gran sentimento d’orgoglio nei cittadini.
Eppure, qualche giorno fa e a distanza di un anno dalla strage compiuta da Breivik, il giornale norvegese Verdens Gang e i membri dell’opposizione hanno chiesto le sue dimissioni. E la popolarità stessa del primo ministro tra i cittadini è diminuita, portando a riaffiorare le classiche divisioni. Stoltenberg è stato criticato per l’impreparazione del paese nel fronteggiare i fatti del 22 luglio.
Una commissione indipendente ha sostenuto in un rapporto di cinquecento pagine le gravi lacune nella preparazione della polizia, sottolineandone gli errori commessi sia a Oslo, sia nel tentativo di raggiungere l’isola di Utøya. L’elicottero a disposizione della polizia, per esempio, non fu utilizzato perché l’equipaggio responsabile era in vacanza. Questa e altre considerazioni hanno fatto decidere al capo della polizia e al ministro della giustizia di rassegnare le dimissioni.
Il rapporto presentato dalla commissione contiene tutti gli errori del governo e della polizia, senza i quali, si sostiene, si sarebbe potuto impedire a Breivik di raggiungere l’isola di Utøya, riuscendo a fermarlo molto prima. Dopo aver piazzato le bombe nei palazzi del governo nel centro di Oslo, scrive sempre l’Economist, Breivik incrociò nel proprio percorso verso l’isola di Utøya due macchine della polizia, senza essere fermato, nonostante la targa della sua auto fosse già nota alle forze dell’ordine.
Nel tentativo di raggiungere rapidamente l’isola, la polizia sovraccaricò la barca diretta a Utøya provocandone la rottura. Gli agenti sbagliarono anche la direzione da prendere per raggiungere più velocemente l’isola. Per attraversare il canale che separa Utøya dalla terraferma (500 metri) impiegarono 35 minuti. Al di là degli errori commessi dalla polizia, la relazione accusa anche Stoltenberg di non aver attuato le misure di sicurezza annunciate dal suo governo e già da tempo in programma.
Foto: Jens Stoltenberg (DANIEL SANNUM LAUTEN/AFP/GettyImages)