I “colloqui esplorativi” con le FARC
Li sta avviando la Colombia e per alcuni analisti potrebbe essere la volta buona per trattare la pace con il gruppo armato
Il presidente colombiano Juan Manuel Santos, in un breve discorso alla nazione trasmesso ieri dalla televisione di Stato, ha annunciato che il governo ha avviato “colloqui esplorativi” con il gruppo armato colombiano delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia): l’obiettivo è quello di porre fine al conflitto in corso da quasi cinquant’anni nel Paese. «Nei prossimi giorni saranno resi pubblici i dettagli dei negoziati» ha detto il presidente, spiegando che i colloqui potrebbero proseguire anche con un altro gruppo di ribelli chiamato Esercito di liberazione nazionale (ELN).
L’ultimo tentativo di un presidente colombiano di tentare una mediazione con le FARC risale alla fine del 1990. Durante i colloqui (che durarono alcuni anni) l’allora presidente Andrés Pastrana aveva concesso al gruppo un rifugio sicuro nella giungla della Colombia meridionale che venne però utilizzato dai guerriglieri come territorio di addestramento. Juan Manuel Santos ha promesso ieri di «non ripetere» gli errori fatti in passato dicendo che nel corso delle attuali trattative «le operazioni militari contro le FARC continueranno su ogni centimetro di territorio nazionale».
Ariel Avila, considerato uno dei maggiori studiosi delle FARC, ha detto che durante i colloqui tenuti da Pastrana, sia le FARC che l’esercito colombiano stavano in realtà cercando di rafforzare le rispettive posizioni, piuttosto che trovare una via d’uscita dal conflitto. Ora, invece, vi sarebbe la reale volontà da parte di entrambe le parti di raggiungere un accordo. Anche l’opinione pubblica colombiana è fortemente a favore di un accordo di pace: «Le popolazioni colpite sono davvero stanche del conflitto», ha detto Avila.
Che cosa sono le FARC
La storica disparità sociale della Colombia (divisa tra i pochi proprietari terrieri ricchi e la maggioranza della popolazione povera) è stata tra le cause principali della nascita di gruppi di ribellione armata di ideologia marxista. I principali sono le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) e l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN).
Stati Uniti ed Europa, tra gli altri, considerano le FARC un gruppo terrorista. Il gruppo iniziò la propria lotta nel 1964 in nome dei contadini colombiani contro le classi più alte del paese e l’influenza degli Stati Uniti. Fino a oggi le FARC si sono finanziate principalmente grazie ai giacimenti d’oro, al traffico di stupefacenti e ai riscatti dei rapimenti, una pratica quest’ultima applicata dal 1996 anche contro i soldati e, più in generale, le forze di sicurezza colombiane.
Negli ultimi dieci anni le forze di sicurezza colombiane sono riuscite a uccidere numerosi comandanti e ad arrestarne altri, anche grazie all’aiuto degli Stati Uniti, che hanno finanziato la lotta ai gruppi ribelli con miliardi di dollari nel cosiddetto “Plan Colombia”. Nel novembre del 2011, il loro storico leader Alfonso Cano era stato ucciso in un raid dei soldati colombiani. Il gruppo rimane comunque attivo ed è responsabile, anche nel corso di quest’anno, di molti attentati e attacchi contro le forze governative. Gli analisti militari ritengono che attualmente le FARC contino circa 9mila combattenti (nel 1990 erano 17mila).
Ad aprile, le FARC avevano liberato dieci persone, gli ultimi ostaggi del gruppo appartenenti alle forze armate e di sicurezza del Paese. Annunciando il rilascio dei prigionieri, le forze armate avevano anche detto che non avrebbero più rapito agenti o militari colombiani. Le FARC hanno però ancora decine di ostaggi civili sotto la loro custodia. Non se ne conosce il numero preciso: alcune stime parlano di 80-90 prigionieri, ma c’è chi si è spinto a parlare di centinaia di persone.