L’esplosione nella più grande raffineria del Venezuela
L'impianto di Amuay brucia da sabato scorso e nell'incidente, il più grave nella storia del paese, sono morte 48 persone: la produzione di petrolio è ferma
L’esplosione nell’impianto di Amuay, la più grande raffineria del Venezuela, ha causato almeno 48 morti, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters. L’incendio, divampato sabato scorso intorno all’una di notte e causato dall’esplosione di un deposito di gas (per motivi che non sono ancora chiari), ieri si è esteso anche a un terzo edificio, come ha fatto sapere il ministro dell’energia Rafael Ramírez. Il presidente Hugo Chávez ieri ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale in memoria delle vittime dell’incidente, che è il più grave nella storia del paese.
Le autorità dicono che solo oggi o nel peggiore dei casi domani riusciranno a domare le fiamme che stanno bruciando il primo deposito di stoccaggio colpito, mentre per gli altri due bisognerà attendere almeno venerdì prossimo, quando si prevede possa iniziare la ripresa dell’attività degli impianti della raffineria, che si trova nella penisola di Paraguaná, nel nordovest del paese. Intanto l’incidente ha causato l’aumento ulteriore del prezzo del carburante, che era già in sensibile aumento a causa della tempesta tropicale Isaac, che sta causando interruzioni del lavoro delle raffinerie al largo della costa del golfo degli Stati Uniti.
Alcuni testimoni hanno riferito ai giornalisti delle Reuters che il governo sta evacuando le case nei pressi dell’esplosione e sta iniziando ad allontanare giornalisti e fotografi dai serbatoi in fiamme. «Ci deve essere un’indagine seria e trasparente, in segno di rispetto per coloro che hanno perso la vita – ha dichiarato Henrique Capriles Radonskie, il rivale di Chávez nelle elezioni presidenziali che si terranno il prossimo 7 ottobre.
La campagna elettorale in Venezuela
Il presidente del Venezuela ha fatto sapere che 60 case sono già a disposizione delle famiglie evacuate, altre 60 potrebbero essere consegnate in breve tempo e 137 saranno pronte alla fine del mese. Inoltre, durante una visita all’area, Chávez ha detto di aver già creato un fondo di 23 milioni di dollari destinati a ripulire la zona. I suoi oppositori hanno criticato la gestione della manutenzione della compagnia statale petrolifera Petróleos de Venezuela, PDVSA.
Capriles ha criticato lo scarso livello di sicurezza offerto dalla compagnia petrolifera e ha detto che se fosse eletto gestirebbe meglio la società. Eddie Ramirez, ex dirigente della PDVSA intervistato dal New York Times, ha detto che nel 2011 l’azienda venezuelana ha registrato un tasso di incidenti più alto rispetto a quello della compagnia petrolifera colombiana, la Ecopetrol. Ramírez, (che copre la carica di ministro dell’energia e presidente della PDVSA) ha ribattuto che la compagnia ha investito molto in manutenzione, anche nello stabilimento di Amuay.
Gli oppositori sostengono che negli ultimi Chávez ha utilizzato i soldi della azienda petrolifera per pagare le spese crescenti del governo, tagliando gli investimenti su manutenzione e nuove tecnologie. «Per finanziare la spesa, il governo sta prendendo i soldi di PDVSA, e questo ha creato alcuni problemi di cassa» ha detto al New York Times Roger Tissot, un consulente energetico che vive in Canada.
Il Venezuela ha le maggiori riserve di petrolio del mondo e la sua economia si basa principalmente sulla PDVSA, le cui vendite rappresentano il 95 per cento delle esportazioni del paese l’anno scorso. È anche un fornitore degli Stati Uniti, anche se dalla metà degli anni 90 Chávez ha cercato di aumentare l’esportazione anche in altri paesi, soprattutto verso la Cina. Nel 2002 i lavoratori della società scioperarono per obbligare il presidente in carica a indire nuove elezioni, così il governo licenziò 19.000 persone e ristabilì parzialmente la produzione (che per due mesi si era fermata) con quadri e tecnici provenienti dall’esercito e altri fedeli al governo venezuelano.
Foto:AP/Ariana Cubillos