Le mafie e la crisi economica
Roberto Saviano racconta gli affari delle organizzazioni criminali, spiegando che le stesse sono spesso alla base dei tracolli finanziari
Da quando la liquidità è diventata il più grande problema del sistema bancario, le organizzazioni criminali di tutto il mondo hanno iniziato a diventare determinanti per le economie nazionali. Il motivo, spiegato da Roberto Saviano in un articolo pubblicato sul New York Times, è semplice: sono le uniche ad avere enormi quantità di denaro contante da investire (e riciclare). Secondo una recente inchiesta di due economisti colombiani, Alejandro Gaviria e Daniel Mejiia dell’università di Bogotà, il 94,7 per cento degli introiti del narcotraffico in Colombia viene ripulito con varie operazioni finanziarie nei circuiti bancari di Stati Uniti e Europa. E non è una cifra da poco: si parla di 352 miliardi di dollari.
I capitali mafiosi stanno traendo profitto dalla crisi economica europea e, più in generale, dalla crisi economica dell’Occidente, per infiltrare in maniera capillare l’economia legale. Eppure i capitali mafiosi non sono solo l’effetto della crisi globale, ma anche e soprattutto la causa, perché presenti nei flussi economici sin dalle origini di questa crisi. Nel dicembre 2009, il responsabile dell’Ufficio Droga e Crimine dell’Onu, Antonio Maria Costa, rivelò di avere le prove che i guadagni delle organizzazioni criminali fossero l’unico capitale d’investimento liquido che alcune banche avevano avuto a disposizione durante la crisi del 2008 per evitare il collasso.
Secondo le stime del Fmi tra gennaio 2007 e settembre 2009 le banche statunitensi ed europee persero più di 1 bilione di dollari in titoli tossici e prestiti inesigibili e più di 200 erogatori di mutui ipotecari andarono in bancarotta. Molti grandi istituti di credito fallirono, furono rilevati o commissionati dal governo. È possibile dunque individuare il momento esatto in cui le organizzazioni criminali italiane, russe, balcaniche, giapponesi, africane, indiane sono diventate determinanti per l’economia internazionale. Ciò è avvenuto nella seconda metà del 2008, quando la liquidità era diventata il problema principale del sistema bancario. Il sistema era praticamente paralizzato a causa della riluttanza delle banche a concedere prestiti e solo le organizzazioni criminali sembravano avere enormi quantità di denaro contante da investire, da riciclare.
Una recente inchiesta di due economisti colombiani, Alejandro Gaviria e Daniel Mejiia dell’Università di Bogotà, ha rivelato che il 97,4% degli introiti provenienti dal narcotraffico in Colombia viene puntualmente riciclato da circuiti bancari di Usa ed Europa attraverso varie operazioni finanziarie. Stiamo parlando di centinaia di miliardi di dollari. Il riciclaggio avviene attraverso un sistema di pacchetti azionari, un meccanismo di scatole cinesi per cui i soldi contanti vengono trasformati in titoli elettronici, fatti passare da un Paese all’altro, e quando arrivano in un altro continente sono pressoché puliti e, soprattutto, irrintracciabili. Così i prestiti interbancari iniziarono a essere sistematicamente finanziati con i soldi provenienti dal traffico di droga e da altre attività illecite. Alcune banche si salvarono solo grazie a questi soldi. Gran parte dei 352 miliardi di dollari provenienti dal narcotraffico sono stati assorbiti dal sistema economico legale, perfettamente riciclati.