La Corea del Sud dovrà risarcire le famiglie dei filocomunisti uccisi durante la guerra
La causa è stata vinta dai familiari delle persone uccise negli anni Cinquanta con l'accusa di tradimento
La Corte Suprema della Corea del Sud ha condannato il governo a risarcire le famiglie di un gruppo di presunti simpatizzanti nordcoreani uccisi durante la Guerra di Corea, tra il 1950 e il 1953. La Corte Suprema ha infatti respinto oggi il ricorso presentato dallo Stato della Corea del Sud alla causa intentata nel 2009 e lo Stato dovrà dunque versare fino a 40 milioni di won (circa 28.120 euro) a ciascuno dei 492 querelanti.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale la Corea venne divisa in due zone di occupazione, una sovietica e una statunitense a nord e a sud del 38° parallelo. I due stati separati (la Repubblica di Corea o Corea del Sud e la Repubblica Democratica Popolare di Corea o Corea del Nord) furono proclamati nel 1948: entrambi rivendicavano il controllo dell’intero territorio. Nel giugno del 1950, dopo l’invasione delle truppe nordcoreane oltre il 38° parallelo, scoppiò il conflitto: il presidente americano Truman decise di intervenire con l’ONU a sostegno della Corea del Sud, mentre la Cina si schierò con la Corea del Nord. Nel 1953 venne firmato un armistizio che ristabilì la divisione dei due Paesi al 38° parallelo: all’armistizio non è ancora seguito da un trattato di pace.
Subito dopo la separazione della penisola coreana nel 1948, il governo della Corea del Sud istituì un’organizzazione anticomunista, Lega Bodo, costringendo decine di migliaia di artisti e attivisti di sinistra ad aderirvi, arrestando e uccidendo nel corso degli anni successivi coloro che venivano considerati dei traditori: in un rapporto ufficiale del 2009 è stato calcolato che durante la guerra furono eliminate almeno 4900 persone. Alcune di loro, circa 400, vennero giustiziate nel 1950 a Ochang, un villaggio nella provincia centrale di North Chungcheong.
Nel 2008, l’allora presidente della Corea del Sud Roh Moo-hyun chiese formalmente scusa per quella che definì «una grande tragedia nella storia moderna della nazione». Le famiglie dei morti decisero di intentare un’azione legale contro lo Stato nel 2009. Il tribunale distrettuale aveva respinto la loro domanda di risarcimento sostenendo che il caso si era verificato decenni fa e che il periodo per un possibile indennizzo si poteva estendere fino a un massimo di cinque anni dopo l’accaduto. Oggi, la Corte suprema di Seoul ha detto che il Paese, indipendentemente dai tempi, ha commesso un grave crimine di guerra contro persone innocenti e che per questo deve pagare.
Nella foto: alcuni prigionieri durante la Guerra di Corea
(STF/AFP/Getty Images)