Il nuovo concorso per la scuola
Il ministero ha annunciato l'assunzione di oltre 20mila nuovi insegnanti, ma tra graduatorie e situazioni mai risolte sarà un gran casino
Il Consiglio dei ministri di venerdì 24 agosto, quello da cui è uscito il cosiddetto “piano per la crescita“, ha approvato anche quattro decreti che riguardano la scuola. Uno di questi, il più discusso negli ultimi giorni, prevede l’assunzione di migliaia di nuovi insegnanti.
Altri due decreti si occupano dei conservatori di musica e delle accademie, stabilendo l’assunzione di 60 docenti già iscritti alle graduatorie annuali e altri 150 circa con contratti annuali, oltre a 280 nuovi dipendenti nel settore dell’amministrazione.
Un altro decreto stabilisce il regolamento per un nuovo Sistema nazionale di valutazione dell’istruzione: il percorso è ancora lungo, ma il nuovo sistema ruoterà intorno all’INVALSI, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione, istituito nel 1999 e fino ad ora conosciuto soprattutto per i test che vengono dati a tutti gli studenti della terza media italiani per verificare la preparazione a livello nazionale e per stilare classifiche e statistiche (qui un parere molto positivo di Andrea Ichino sul Corriere della Sera).
Ma il provvedimento che è stato più ripreso sui giornali nei giorni successivi al Consiglio dei ministri è quello che stabilisce l’assunzione di 21.112 nuovi docenti per la scuola primaria e secondaria (quindi elementari, medie e superiori). I numeri sono quelli forniti dal ministero. Quello del reclutamento degli insegnanti è un tema complesso e che nel corso degli anni è stato affrontato con strategie molto diverse, producendo anche diverse storture e, notoriamente, un alto numero di precari. Si tratta poi di un tema molto sentito, per i grandi numeri interessati e per il ruolo della scuola nel dibattito pubblico: vediamo qual è la situazione e come intende procedere il governo.
Il concorso
Come è noto, la Costituzione italiana stabilisce (all’articolo 97) che agli impieghi nella pubblica amministrazione si acceda tramite concorso, con eccezioni che devono rimanere numericamente limitate e motivate da esigenze particolari. Ma nella scuola secondaria (come nell’università, del resto) i grandi concorsi nazionali per l’abilitazione di nuovi insegnanti sono sempre stati pochi e molto distanziati negli anni: l’ultimo, come ha segnalato lo stesso MIUR (ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) in testa al comunicato che annuncia le assunzioni, è stato nel 1999.
Intanto, però, la richiesta di insegnanti non è certo diminuita. Fin dal boom demografico degli anni Sessanta si sono sempre create situazioni in cui la scuola ha avuto bisogno di nuovi insegnanti, che sono stati assunti con contratti temporanei – le famose “supplenze” – e che poi, periodicamente, si è provveduto ad assumere o a prometterne l’assunzione, ad esempio con concorsi “speciali” per chi aveva già maturato una certa esperienza di insegnamento. Sono anche state istituite e più volte aggiornate graduatorie da cui negli anni si sono pescati i nuovi insegnanti sulla base del loro punteggio, e quindi della loro posizione nelle liste.
Riassumendo, si può dire che un sistema di reclutamento efficiente e che evitasse di creare migliaia di precari con esperienza alle spalle in Italia non c’è mai stato: al suo posto c’è stata invece una gran confusione di concorsi aperti a tutti, concorsi speciali e graduatorie. Con una legge del 1989 si istituì il cosiddetto “doppio canale”: metà dei nuovi assunti presi dai concorsi, metà dalle graduatorie.
A partire dal 1990 fu prevista l’istituzione di un sistema basato su grandi concorsi triennali: il primo venne eseguito nel 1990, ma le prove si conclusero nel 1992 e il concorso successivo, quello del 1993, non si tenne mai. Intanto, la validità dei risultati del concorso del 1990 (inizialmente prevista per durare tre anni) fu rinnovata in via “straordinaria” di anno in anno, e nella scuola continuarono a entrare migliaia di neolaureati senza alcuna abilitazione né concorso, maturando però esperienza.
Quello che accadde successo dopo il concorso del 1990 è estremamente complicato per essere riassunto in poche righe. In sostanza possiamo comunque dire che ci sono tre questioni principali: l’ideazione del meccanismo di base che prevede che all’insegnamento si acceda tramite la laurea e l’abilitazione; la grandissima confusione per stabilire e organizzare queste procedure di “abilitazione”; l’istituzione di “graduatorie permanenti” per risolvere tutte le situazioni precedenti. Per aumentare la complicazione, le graduatorie permanenti sono strutturate in cinque fasce – poi denominate “scaglioni” – a seconda delle diverse situazioni degli insegnanti vincitori di concorsi e/o precari. E veniamo a oggi.
Nelle graduatorie nazionali del ministero ad esaurimento, a cui non si può più accedere da anni, si sono accumulati nel tempo oltre 240 mila persone abilitate a insegnare. Dal 1999 a oggi si è pescato solo da lì per assumere. Il ministro Profumo ha annunciato che avrebbe fatto ripartire il sistema dei concorsi fin dal dicembre del 2011. Il nuovo bando per il reclutamento degli insegnanti, annunciato la scorsa settimana, uscirà il 24 settembre. Il concorso sarà per 11.892 posti: “altrettanti”, dice il ministero, saranno “messi a disposizione” per chi è già iscritto nelle graduatorie ad esaurimento. Tutti i vincitori saranno assunti, nei piani del ministero, entro l’inizio dell’anno scolastico 2013/2014.
Tutto bene, quindi? No. Rimane la confusione dei modi per ottenere l’abilitazione e il valore che viene assegnato a questa in concreto. Il fatto è che per ottenere l’abilitazione sono stati ideati negli anni metodi diversi, creando situazioni complesse da gestire e alimentando diversi scontenti. Il penultimo strumento è stato quello delle SSIS, le Scuole di specializzazione all’insegnamento secondario. Erano corsi biennali istituiti presso le università, che sono esistiti dal 1999 al 2008. L’ultimo sistema è stato quello dei Tirocini Formativi Attivi (TFA), promessi da tempo ma attivati solo quest’anno.
Che fine faranno le diverse migliaia di persone che hanno seguito – e pagato – la SSIS? Avranno una corsia preferenziale nel nuovo concorso? Quanti e quali insegnanti delle graduatorie a esaurimento saranno assunti? I già abilitati potranno fare il concorso? Tutte queste cose non sono ancora chiare, e negli scorsi anni, ad esempio, il trattamento di chi aveva frequentato le SSIS è sempre sembrato difficilissimo. Che cosa si otterrà alla fine del TFA oltre all’abilitazione, quasi certamente troppo tardi per rientrare nel concorso che verrà bandito a settembre? Anche questo non è chiaro.
Questa grande confusione, unita al fatto che non è stato detto che fine faranno tutti gli altri iscritti nelle graduatorie ad esaurimento accumulati nel corso degli anni, ha causato diverse perplessità da parte dei sindacati della scuola (qui un’ampia rassegna delle prese di posizione). Le dichiarazioni del ministro sono state finora piuttosto generiche e per saperne di più bisognerà aspettare il bando (che poi, a quanto pare, saranno due: nel maggio 2013 ce ne sarà un altro).
Il TFA
Il nuovo sistema dei TFA è appena partito ma ha già causato una lunga serie di polemiche. Al TFA, che prevede un anno di tirocinio nelle scuole, si accede tramite un concorso con una preselezione iniziale a crocette e, una volta ottenuto l’accesso (dopo una prova scritta su tutte le materie di insegnamento e una prova orale) bisogna pagare una cifra variabile tra i 2000 e i 3000 euro.
Quest’estate sono iniziati i test a crocette e sono iniziati anche i disastri. In molti atenei (gli organizzatori dei concorsi di accesso sono le università) e per molte materie di insegnamento sono passati meno candidati dei posti disponibili. Da tutte le parti sono piovute critiche violente a come sono stati fatti i test, per la tipologia e la formulazione delle domande, soprattutto in campo umanistico. Per fare un solo esempio, a fine luglio il professor Luciano Canfora pubblicò un articolo sdegnato entrando nel merito delle formulazioni dei quesiti per alcuni insegnanti delle materie umanistiche con frasi come «ma, purtroppo, chi ha elaborato questa risposta, cosiddetta esatta, è un selvaggio.»
Il ministero ha riconosciuto che alcuni quesiti erano mal formulati e in alcuni casi ha abbuonato alcune risposte. Oltre a tutto questo, pare certo che anche il sistema dei TFA sia temporaneo, in attesa che le università facciano partire “lauree abilitanti ad accesso programmato” al termine delle quali si possieda già l’abilitazione.