Il Gambia vuole uccidere tutti i suoi condannati a morte entro settembre
Lo ha detto il presidente Yahya Jammeh, secondo Amnesty per minacciare l'opposizione
Yahya Jammeh, il presidente dello stato africano del Gambia, ha detto domenica scorsa che entro la metà del prossimo mese di settembre è previsto che i detenuti del “braccio della morte”, i condannati alla pena di morte delle carceri del paese, siano uccisi. Né il presidente né i mezzi di comunicazione del paese hanno fatto sapere quante persone sono detenute con la condanna alla pena di morte. Scrive il Los Angeles Times che secondo l’agenzia di stampa francese AFP i condannati sarebbero 47, anche se le autorità giudiziarie del paese hanno detto che la cifra è più alta.
Lo stato del Gambia prevede la condanna alla pena di morte per vari reati, tra cui l’omicidio e il “tradimento della nazione”, una pratica che viene utilizzata in alcuni stati africani per soffocare il dissenso delle proteste e per minacciare le opposizioni politiche. L’ordine di esecuzione è stato già condannato dal governo francese. Il presidente Jammeh aveva fatto un annuncio simile nel 2009, minacciando le esecuzioni, senza però portarle a termine. L’ultima esecuzione nel paese risale al 1985.
Yahya Jammeh ha preso il potere con un colpo di stato militare nel 1994 ed è stato eletto presidente nel 1996. Da quando è presidente ha sempre vinto tutte le elezioni successive ed è stato accusato dagli oppositori di repressione e di non permettere lo svolgimento di elezioni libere e democratiche. Il direttore di Amnesty International per l’Africa, Audrey Gaughran, ha detto che la decisione di applicare la condanna di morte «è uno strumento utilizzato dal presidente come minaccia nei confronti dell’opposizione politica».
Foto: Yahya Jammeh (SEYLLOU/AFP/Getty Images)