Che cosa succede in Togo
Centinaia di persone protestano contro la riforma della legge elettorale, che secondo l'opposizione favorirà il partito al governo nelle elezioni di ottobre
Oggi a Lomè, la capitale del Togo, è un altro giorno di proteste: da lunedì l’esercito sta cercando di disperdere le centinaia di persone che si sono radunate in città, facendo uso di gas lacrimogeni. I manifestanti chiedono una modifica della legge elettorale prima delle elezioni che dovrebbero tenersi a ottobre, anche se non è ancora stata fissata una data precisa. L’opposizione e alcune associazioni civili, che fanno capo al movimento Let’s Save Togo, lamentano il fatto che i confini delle circoscrizioni del paese, che sono state ridisegnati nel mese di maggio, favorirebbero il partito al governo. Inoltre l’opposizione è contraria all’aumento dei seggi parlamentari da 81 a 91.
Non è ancora chiaro se le manifestazioni proseguiranno per tutta la settimana. Per ora una decina di persone sono state ferite e diverse decine arrestate. Ieri la tensione tra polizia e manifestanti è esplosa quando il percorso della manifestazione organizzata dall’opposizione è stato cambiato all’ultimo minuto: invece di fermarsi nell’area commerciale di Deckon, il corteo ha proseguito. La settimana prima il governo aveva deciso di vietare le manifestazioni nelle aree commerciali, giustificando la decisione con motivi di ordine pubblico. Le proteste erano già iniziate nel mese di giugno, quando centinaia di persone avevano manifestato davanti all’ambasciata francese – la Francia ha relazioni molto strette con il Togo fin dall’indipendenza – ed erano state disperse dai gas lacrimogeni lanciati dall’esercito.
Il Togo è uno stato dell’Africa occidentale, confina a ovest con il Ghana, a est con il Benin e a nord con il Burkina Faso. Fu prima colonia della Germania, che introdusse tecniche di coltivazione moderne e costruì le prime infrastrutture, poi nella prima guerra mondiale passò sotto il dominio della Francia. Nel 1963, appena tre anni dopo aver ottenuto l’indipendenza, un colpo di stato militare destituì il primo presidente del Togo Sylvanus Olympio. Prese il potere il primo ministro Nicolas Grunitzky, a capo di un gruppo di veterani dell’esercito francese, ma nel 1967 ci fu un altro colpo di stato.
Da quel momento il sergente Étienne Eyadéma guidò il paese, instaurando un regime monopartitico e nazionalizzando le principali risorse economiche. In segno di emancipazione dagli europei, intimò a tutti i togolesi con un nome di battesimo europeo di cambiarlo con un nome locale. Eyadéma, nonostante sia stato accusato di frequenti violazioni dei diritti umani e costretto a dimettersi da forti pressioni internazionali, riuscì a restare in carica fino al 2005 (anche grazie ad alcune modifiche della costituzione), quando morì. Ne segui una rivolta popolare, soffocata dall’esercito. Le nuove elezioni, che si svolsero senza osservatori internazionali, vennero vinte da Faure Gnassingbè, il figlio di Eyadéma, confermando di fatto la continuità della dittatura.