La Siria e le sigarette
Secondo il Wall Street Journal, l'UE sta indagando sugli affari tra una società produttrice di marchi molto noti e un membro della famiglia Assad
Secondo un articolo di Jay Solomon sul Wall Street Journal, l’Unione Europea sta indagando su una presunta violazione delle sanzioni internazionali sulla Siria effettuata nel maggio 2011 dalla Japan Tobacco Inc. (JTI), una società al 50 per cento di proprietà del governo giapponese, per aver venduto un carico di sigarette a una società legata ai cugini del presidente siriano Bashar al-Assad. La Japan Tobacco produce alcuni marchi di sigarette molto noti, come Winston, Benson & Hedges e Camel, ha 25.000 impiegati e 24 stabilimenti in tutto il mondo.
Secondo il Wall Street Journal, il 19 maggio 2011 la JTI avrebbe consegnato 450 mila stecche di sigarette alla Syria Duty Free Shops Ltd, una società che oggi è di proprietà di un’azienda del Kuwait ma che in quel momento almeno in parte era di proprietà della famiglia Makhlouf. Rami Makhlouf, cugino di Assad, descritto in un articolo del New York Times come “il banchiere della famiglia Assad”, venne sanzionato con una decisione dell’Unione Europea del 10 maggio 2011 – entrata in vigore il 23 maggio 2011 – insieme ai suoi fratelli Iyad e Ihab e ad altre nove personalità considerate «responsabili delle repressioni violente contro la popolazione civile».
Secondo i documenti analizzati dal Wall Street Journal, quindi, la vendita di sigarette della JTI era destinata a una società almeno in parte di proprietà della famiglia Makhlouf, i cugini di primo grado di Assad che, secondo le indagini di Stati Uniti e Unione Europea, hanno avuto fin dall’inizio delle rivolte un ruolo importante nel finanziare la sanguinosa repressione delle manifestazioni siriane. Secondo le forze ribelli siriane, riporta il Wall Street Journal, l’acquisto delle sigarette ha garantito al regime una rendita sicura in un periodo di crescente isolamento economico. Inoltre Assad avrebbe utilizzato le sigarette per pagare le milizie irregolari, conosciute come shabiba, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella repressione delle proteste in Siria nella prima metà del 2011.
L’Ufficio anti-frode dell’Unione europea, con sede a Ginevra, ha confermato che sta investigando sulle operazioni finanziarie di JTI ma non ha voluto fornire ulteriori dettagli. Guy Côté, portavoce di JTI, ha detto che l’affare del 19 maggio è avvenuto ma è stato l’ultimo e che Rami Makhlouf non era coinvolto. «Dal 19 maggio in poi non abbiamo più venduto nulla alla società Syria Duty Free. L’Unione europea non ha mai vietato il commercio con la Syria Duty Free, e in ogni caso il signor Rami Makhlouf era stato rimosso dall’elenco dei proprietari della società già nel 2008». Côté ha confermato che invece il fratello Ihab compare tra i proprietari della società siriana. «Dopo l’arrivo della nave, quando abbiamo appreso che uno dei proprietari era nella lista dei sanzionati dall’Unione europea, abbiamo sospeso ogni altro commercio con la Siria». La data del 19 maggio è importante: come abbiamo detto, l’UE aveva già approvato le sanzioni, ma queste sarebbero entrate in vigore solo il 23.
Sempre il 19 maggio del 2011, secondo il quotidiano, la JTI avrebbe consegnato 4,2 milioni di stecche di sigarette Winston alla General Organization of Tobacco (GOT), la società statale siriana del tabacco, che in quel momento non era nell’elenco delle società sanzionate dall’Unione europea. GOT pagò le sigarette circa 24 centesimi a pacchetto e ricevette circa 160.ooo stecche in omaggio. Gli analisti dicono che lo stato siriano avrebbe guadagnato circa 100 milioni di dollari se avesse rivenduto le sigarette a 3 dollari al pacchetto, che è il prezzo comune delle sigarette nella zona.
Non è strano per una compagnia di sigarette vendere i propri prodotti a poco prezzo nelle nazioni in crescita per consolidare il proprio marchio e la propria quota di mercato, ma alcuni esperti citati dal Wall Street Journal si chiedono come JTI abbia potuto ottenere un guadagno vendendo le sigarette a un prezzo così basso e dandone anche una parte gratuitamente. Il portavoce della JTI ha detto che «i prezzi per i prodotti venduti su mercati specifici sono basati su variabili economiche e commerciali, come i prezzi della concorrenza, la strategia commerciale, la domanda di mercato, gli indici di vita, solo per citarne alcuni. Così i prezzi praticati al mercato siriano sono in linea con le pratiche commerciali. Nel caso della Siria il prezzo al dettaglio è un dollaro al pacchetto o anche meno».
Un ragazzo vende sigarette nel mercato di Damasco Foto:Louai Beshara/Getty Images