Perché il prezzo dell’oro sta calando?

Dopo essere cresciuto per dieci anni è calato parecchio in pochi mesi: a causa della Cina, prima di tutto, ma anche perché l'oro non si mangia

Dal picco raggiunto il 15 settembre, quando valeva 1.900 dollari l’oncia, l’oro ha perso il 15 per cento del suo valore. Può sembrare strano visto che in genere l’oro è il cosiddetto “bene rifugio” per eccellenza, cioè un bene il cui prezzo resta stabile e abbastanza alto da rendere facilmente trasportabile un grosso valore, e noi ci troviamo in un periodo di crisi in cui i bene “sicuri” sono molto ricercati.

Jordan Weissmann ha scritto ieri su The Atlantic un articolo per spiegare questo fenomeno e, come spesso accade negli ultimi dieci anni, la responsabilità è della Cina. Per prima cosa Weissmann spiega che l’oro non è diverso dalle altre commodities (o materie prime) e come tutte le altre risponda alla legge della domanda e dell’offerta. Se l’oro ha qualcosa di speciale è che non ha una grande utilità a differenza delle altre materie prime, quindi ha, sostanzialmente, il valore che noi decidiamo di dargli.

Questo valore è effettivamente cresciuto negli ultimi dieci anni, passando da circa 300 dollari a 1.900 dollari all’oncia (il picco raggiunto lo scorso settembre). Ora, visto che per l’oro non si è trovato in questi ultimi dieci anni una nuova funzione che lo ha reso indispensabile, è evidente che questo aumento di prezzo è dovuto ad un aumento della domanda.

Che è esattamente quello che è accaduto negli ultimi anni a Cina e India. In particolare la Cina, che ha superato l’India nel 2011 come principale acquirente di oro sul mercato mondiale, ormai acquista più oro da sola che tutti i paesi occidentali messi insieme. Questa massa enorme di nuova domanda ha portato il prezzo dell’oro a salire ai massimi registrati a settembre.

Ma perché ai cinesi e agli indiani ha cominciato improvvisamente a interessare l’oro? Negli ultimi anni molte persone in India, ma sopratutto in Cina, sono uscite da uno stato di povertà e sussistenza e hanno potuto cominciare a permettersi, ad esempio, gioielli. Ma non solo: per un lungo periodo l’oro rappresentava per loro l’unica forma in cui investire i propri risparmi. Il mercato azionario, infatti, era o assente o del tutto inaffidabile, mentre il mercato immobiliare era ancora troppo costoso.

Quello che sta succedendo in questi mesi è che la domanda cinese di oro sta calando: per la prima volta dal 2003 nel secondo quarto del 2012 la domanda di oro cinese è calata del 7 per cento e quella indiana non si sta comportando diversamente. I motivi sono almeno due: il primo è che oramai i cinesi, se non gli indiani, hanno a disposizione una gamma più ampia di opzione per investire i loro risparmi (il mercato azionario si è stabilizzato mentre quello immobiliare è oramai alla portata degli emergenti ceti medi).

Il secondo è che l’economia cinese sta rallentando (per non parlare di quella indiana) e questo porta le persone ad accumulare meno risparmi e quindi a comprare meno oro. La conclusione di Weissmann è che come va la Cina, così va l’oro e questo dovrebbe farci ripensare all’idea di oro come “bene rifugio”.

Foto: MICHAL CIZEK/AFP/Getty Images