Meglio non parlare di invasione
Nei nuovi programmi scolastici e libri di testo dell'Afghanistan non ci sono riferimenti al governo dei talebani, e nemmeno all'intervento di NATO e Stati Uniti
Il ministero dell’istruzione afghano ha approvato un nuovo programma per lo studio della storia nelle scuole, supportato da nuovi libri di testo, in cui non c’è traccia del recente passato violento dell’Afghanistan. L’iniziativa è stata criticata da alcuni insegnanti e giornalisti afghani: secondo loro il governo spera di raggiungere più facilmente una pacificazione con i talebani rimuovendo dai libri scolastici alcune parti controverse o violente della storia afghana.
Di certo l’Afghanistan ha quasi un primato mondiale per la quantità di guerre, insurrezioni e violenze che ha avuto negli ultimi duecento anni. Basti pensare che nel corso dell’Ottocento è stato uno dei pochi angoli del mondo non sottoposti alla dominazione coloniale diretta europea. Non che fossero mancati i tentativi: sia nel 1841 che nel 1878 l’Impero Britannico tentò di installare un re fantoccio e delle missioni militari a Kabul, ma in entrambi i casi i residenti britannici furono massacrati. A onor del vero, sia nel 1842 che nel 1879, dopo i massacri, gli inglesi tornarono a Kabul, saccheggiarono la città per rappresaglia, ma subito dopo tornarono in India, lasciando l’Afghanistan agli afghani.
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La revisione dei libri scolastici afghani non va così indietro e si accontenta di cancellare la maggior parte degli eventi accaduti nel paese nel corso degli ultimi 40 anni. Ad esempio dai libri di storia e dai programmi scolastici sono scomparsi i sanguinosi colpi di stato degli anni Settanta che portarono prima alla destituzione della monarchia (mentre il re, tra l’altro, era in Italia) e poi all’instaurazione, nel 1978, di un governo filo sovietico.
Sono scomparsi anche tutti i riferimenti alle atrocità commesse dal regime appoggiato dalla Russia. L’invasione sovietica del ’79 viene raccontata, ma è stato cancellato ciò che seguì all’espulsione dei russi nel ’89, cioè la sanguinosa guerra civile tra le fazioni di Mujaheiddin che portò nel 1996 all’instaurazione dell’Emirato Afghano sotto la guida dei talebani.
Sul governo dei talebani i libri di testo non si dilungano molto. Non sono riportate le lapidazioni delle donne colpevoli di adulterio, la repressione del dissenso né tutte le altre atrocità compiute dai Talebani. I libri riportano che nel 2001 il Mullah Omar venne destituito, ma non raccontano né chi lo destituì né che era l’Emiro a capo dell’Emirato Afghano. Dai libri manca anche ogni riferimento alla presenza americana e NATO nel paese che, come ha commentato un giornalista afghano che ha chiesto di restare anonimo: «è come cercare di nascondere il Sole con due dita».
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Il governo afghano ha dichiarato che su questo nuovo programma scolastico non c’è stata alcuna interferenza straniera, anche se un portavoce dell’esercito americano ha dichiarato che i consiglieri culturali americani hanno controllato i testi per assicurarsi che non ci fossero incitamenti all’odio o alla violenza (non ne hanno trovati, a quanto pare).
Farooq Wardak, ministro dell’istruzione, ha giustificato la cancellazione di quasi quarant’anni di storia afgana sostenendo che in quegli anni ci sono centinaia di episodi controversi e sulla cui interpretazione nel paese non c’è accordo. Lo scopo dell’istruzione, ha dichiarato, è quello di portare l’unità, non la divisione. Secondo Wardak portare sui libri di storia argomenti sui quali non c’è un consenso nazionale significa portare la guerra nelle classi.
Ma gli insegnanti che hanno parlato con BBC, a condizione di rimanere anonimi, non sono affatto d’accordo. In Afghanistan ci sono pochi contatti con l’estero e internet non è molto diffuso. La scuola e i libri scolastici sono uno dei pochi modi che hanno i giovani afghani di conoscere il loro paese e la sua storia. Cancellare quarant’anni di storia quindi significa creare una generazione che ignora del tutto il suo passato. Secondo uno degli insegnati intervistati: «uno dei primi obiettivi dello studiare la storia è non ripetere gli errori del passato. Se gli studenti non imparano le violenze che sono accadute in questo paese, come faranno ad evitarle in futuro?»