Le farfalle mutanti di Fukushima
Uno studio scientifico racconta delle anomalie registrate nelle farfalle vicino alla centrale nucleare: antenne sfigurate, ali più piccole del normale
Alcuni ricercatori giapponesi hanno riscontrato segni di mutazioni in varie specie di farfalle nelle zone circostanti alla centrale nucleare di Fukushima Daichi. Arata Yamamoto racconta su NBC News che l’università delle Ryukyu, nella prefettura di Okinawa, ha esaminato 144 esemplari di farfalle di tipo comune due mesi dopo lo tsunami dell’11 marzo 2011 riscontrando anormalità nel 12 per cento degli esemplari: antenne sfigurate, ali più piccole del normale, colori anomali. Sei mesi dopo, un ulteriore esame su 238 esemplari ha portato a riscontrare le stesse anomalie nel 28 per cento degli esemplari.
In seguito allo tsunami dell’11 marzo 2011, causato da un forte terremoto in mare, i sistemi di raffreddamento dei sei reattori della centrale andarono in avaria e per evitare la fusione fu anche utilizzata l’acqua di mare. Tra il 12 e il 15 marzo ci furono alcune esplosioni con il rilascio di nuvole di gas nella zona intorno all’impianto. Fu molto difficile contenere i danni e per tre reattori si verificò la fusione. Decine di migliaia di persone furono allontanate dalle loro abitazioni, perché vicine all’impianto e a rischio contaminazione. Da allora i responsabili di TEPCO, la società energetica responsabile della centrale, hanno lavorato per mettere in sicurezza i sistemi. A fine dicembre 2011, la condizione dei reattori di Fukushima è stata dichiarata “stabile”.
(Ritorno a Fukushima: le immagini di un tour per la stampa nella centrale colpita dallo tsunami: non molto rassicuranti, viste da qui)
Per evitare equivoci, gli studiosi hanno dato da mangiare delle foglie raccolte nella zona di Fukushima a farfalle sane provenienti da altre zone del Giappone: e anche in questi casi hanno riscontrato riduzioni delle dimensioni delle ali e tassi di mortalità più alti della norma. Gli studiosi considerano il comportamento delle farfalle come un ottimo indicatore della qualità di un determinato posto, dato che è possibile trovarle praticamente in ogni tipo di ambiente.
Il professore Joji Otaki, dell’università delle Ryukyu, dice che «dal momento che le farfalle hanno subito queste mutazioni, è facile immaginare che altre specie possano aver subito altri effetti. Qualcosa è andato storto nell’intero ecosistema». Di solito, ha spiegato Otaki, gli effetti dell’esposizione a bassi livelli di radiazioni si trasferiscono geneticamente generazione dopo generazione, e questo è quello che sta avvenendo con le farfalle. Otaki ha detto però che ogni specie reagisce diversamente a vari livelli di radiazioni, quindi è troppo presto per trarre conclusioni riguardo le persone che vivono nella zona. Lo studio si può leggere integralmente su Nature.