Sandra Ávila Beltrán è stata estradata negli Stati Uniti
È considerata la prima donna a capo di un commercio internazionale di droga, rischia l'ergastolo
Sandra Ávila Beltrán è stata estradata dal Messico negli Stati Uniti: è arrivata il 10 agosto e sarà processata con l’accusa di avere fatto parte del cartello di droga messicano Sinaloa, definito dall’intelligence statunitense come “il gruppo criminale più potente del Messico”. Ávila è considerata dalle autorità messicane e statunitensi il collegamento del traffico di droga tra Sinaloa e il cartello colombiano Norte del Valle, anche questo conosciuto come una delle organizzazioni criminali più potenti nel commercio della droga. A meno che confessi, cosa che potrebbe portarle uno sconto di pena, rischia di essere condannata all’ergastolo.
Sandra Ávila Beltrán è considerata la prima donna a capo di un commercio internazionale di droga. È nata a Baja California, in Messico, nel 1960, nella famiglia di Rafael Caro Quintero, l’ex leader del clan Guadalajara, che negli anni Ottanta portava marijuana e eroina dal Messico agli Stati Uniti. Suo nonno paterno è Miguel Ángel Félix Gallardo, a sua volta leader del traffico di droga in Messico, oggi in prigione per omicidio. Anche la famiglia della madre negli anni Settanta era coinvolta in un traffico di eroina. Beltrán si è sposata due volte, sempre con ex poliziotti in seguito divenuti narcotrafficanti, entrambi poi morti assassinati.
Per molto tempo la polizia non si accorse di lei, finchè nel 2002 non fu costretta a contattare le autorità per via del rapimento di suo figlio adolescente. I rapitori le chiesero un riscatto di 5 milioni di dollari. Beltrán riuscì a far liberare il figlio ma la polizia iniziò a indagare su di lei e l’accusò di aver organizzato nel 2001, con l’aiuto del suo secondo marito Juan Diego Espinoza Ramírez, un trasporto di nove tonnellate di cocaina. La droga era a bordo di una nave nel porto di Manzanillo, a Colima. Quando le autorità americane scoprirono il carico dell’imbarcazione, la bombardarono.
Dopo quattro anni di ricerche, Beltrán è stata arrestata a Città del Messico il 28 settembre 2007. Per più di due anni ha fatto di tutto per fermare la richiesta di estradizione presentata dagli Stati Uniti, accusando il carcere di Santa Martha Acatitla, dov’era detenuta, di violazione dei diritti umani. Beltrán ha detto di essere una semplice casalinga “che si arrangia vendendo qualche vestito e affittando casa in estate”. In Messico è stata processata per riciclaggio di denaro e assolta per insufficienza di prove, condannata a un anno e mezzo di detenzione per porto d’armi illecito. A gennaio del 2011 il carcere aprì un’inchiesta dopo che a un medico venne permesso di farle delle iniezioni di botox, una terapia che non è consentita ai detenuti.
In un’intervista del 2009 con Anderson Cooper Ávila ha respinto ogni accusa contro di lei e ha dichiarato «In Messico c’è corruzione. Molta. E’ ovvio e logico, il governo messicano è coinvolto in tutto quel che è corruzione». Per via del suo soprannome da copertina – “la Regina del Pacifico” – e della prevedibile iconografia della “donna criminale e sexy”, Sandra Ávila Beltrán ha fatto molto parlare di sé in America Latina. Alla sua fama ha contribuito non poco un libro da lei pubblicato nel 2009 – “La regina del pacifico: è ora di parlare” – e il gruppo messicano Los Tucanes de Tijuana ha scritto una ballata in suo onore intitolata “La regina delle regine”, dove viene celebrata la sua abilità nel mondo degli affari.
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