I 70 anni di Bambi
Uscì negli Stati Uniti il 13 agosto 1942, non riuscì nemmeno a coprire i costi di produzione e riflesse un periodo complicato della vita di Walt Disney
Ranieri Polese racconta sulla Lettura, il domenicale del Corriere della Sera, la storia di Bambi, il cartone animato della Walt Disney uscito nei cinema americani esattamente 70 anni fa, il 13 agosto 1942.
Forse i bambini di oggi non piangono più quando il colpo di fucile uccide la mamma di Bambi. Io mi ricordo che quando mi portarono a vedere il film —avrò avuto cinque anni — arrivato a quella scena, fui preso da un attacco di pianto che non smetteva più. Mi dovettero portare via dal cinema. La fine del film l’avrei vista da grande. Certo, i piccoli spettatori di oggi, abituati a consumare film sul televisore di casa e non immersi nella sala buia, sono molto meno esposti alle scariche emotive che i cartoni animati di Disney ci davano allora. Nemmeno la strega di Biancaneve fa più paura. Del resto, mostri, mutanti, vampiri fanno parte ormai del loro palinsesto quotidiano. L’aver smarrito però la percezione del lato oscuro, inquietante dei racconti di Disney forse è una grave perdita, una forma di anestesia che priva i più giovani di un importante rito di passaggio. Si aspettava molto, da Bambi, Walt Disney. Prima di tutto, un successo al botteghino che doveva risarcirlo delle delusioni che Pinocchio e Fantasia (tutti e due del 1940) gli avevano dato. Invece il successo non ci fu. Il film (il quinto lungometraggio a cartoni animati dopo Biancaneve del 1937), uscito nelle sale il 13 agosto 1942, non recuperò nemmeno i costi di produzione, aggiungendo nuovi dispiaceri a zio Walt, già infuriato perché l’esercito —l’America era in guerra da nove mesi — aveva requisito i suoi studios. Ma soprattutto era ancora irato per lo sciopero che nel 1941 aveva bloccato a lungo la lavorazione dei suoi film. Aveva reagito con il pugno di ferro, Disney, licenziando sindacalisti e scioperanti (fra loro c’erano alcuni dei migliori disegnatori della casa), poi però, anche su intervento del governo, aveva dovuto fare delle concessioni. Cosa che inasprì il suo viscerale anticomunismo, e che l’avrebbe portato a collaborare dopo la guerra con il Comitato contro le attività antiamericane (Huac), uno degli organi della caccia alle streghe.