Atleti che piangono
Foto di gioie incredule o sfinite, di delusioni e disperazioni
Superiamo le considerazioni sugli adulti che piangono, sui duri che piangono, sui grandi e grossi che piangono, sui personaggi famosi che piangono, eccetera eccetera. Non c’è mese in cui i giornali non segnalino con finto stupore le lacrime di questo o quello, vere o artificiose, di pena o felicità, di sofferenza o commozione. E ormai lo abbiamo imparato: la gente piange, anche quella famosa.
Ma lo sport è un lacrimevole posto a sé: intanto perché è il contesto in cui vengono ricostruiti e concessi più accessori delle esperienze infantili, dalla competizione al gioco, ai premi alle bandiere, e quindi anche il pianto vi è benvenuto, se si deve essere bambini. E poi perché delle altre occasioni di lacrime pubbliche, questa è una di quelle che garantisce maggiore sincerità: si tratti di gioie incredule o sfinite o di delusioni e persino disperazioni (la più vista, in questi giorni, quella di Schwazer: valeva come disperazione sportiva?)
E insomma, lo sport è forse un raro luogo in cui guardare e fotografare un pianto suona meno voyeuristico e indiscreto, no?: piangete, atleti, ve lo siete meritato.