La Cina e le Olimpiadi
Chi si dispera per una medaglia d'argento, chi riceve minacce dopo aver vinto un bronzo, chi viene tenuto all'oscuro di lutti familiari: storie dal paese che guida il medagliere di Londra 2012
Durante la seconda giornata dei Giochi Olimpici a Londra, il giovane atleta cinese Jingbiao Wu ha pianto durante un’intervista alla tv di stato dicendo di «sentirsi terribilmente in colpa per aver deluso il paese, la squadra di sollevamento pesi e tutte le persone che mi hanno sostenuto». Jingbiao Wu aveva vinto la medaglia d’argento. «Se vinciamo meno medaglie che a Pechino, la gente potrebbe prendersela», ha detto Xiao Tian, aiuto cuoco della delegazione cinese alle Olimpiadi.
In questo momento la Cina guida il medagliere di Londra 2012: ha ottenuto più medaglie d’oro di ogni altro paese e anche più medaglie in generale, con gli Stati Uniti a stretta distanza. Le dichiarazioni di Wu mostrano però come le aspettative della popolazione e delle autorità nei confronti degli atleti siano spaventosamente alte, tanto che il quotidiano del partito comunista cinese ha detto in un commento che “l’ossessione per le medaglie d’oro ha rovinato lo spirito sportivo”.
Lui Yuanju, un giornalista cinese che vive a Shangai, ha raccontato un altro episodio significativo avvenuto a Londra durante la premiazione della gara femminile di fucile ad aria compressa 10 metri. Una folla di giornalisti cinesi aspettava di intervistare l’oro Yi Siling mentre tutti hanno ignorato Yu Dan, uscita in silenzio dallo stadio con la medaglia di bronzo al collo. L’episodio però non è passato inosservato sul web e sui social network, dove in molti erano infuriati per l’accaduto. E questo, dice Lui Yuanju, “dimostra che il nostro atteggiamento verso lo sport sta diventando più maturo”.
La storia inizia da lontano. Nel 1984 il cinese Zhu tornò in patria con una medaglia di bronzo nel salto in alto e le finestre di casa sua vennero distrutte da un gruppo di suoi concittadini infuriati. Quando nel 1988 il ginnasta Li Ning non riuscì a salire sul podio, dopo aver vinto tre ori nell’edizione precedente dei Giochi, secondo i media cinesi fu accolto con «una valanga di lettere piene di rabbia e di odio, qualcuno gli spedì persino delle lamette da rasoio».
In un’intervista Zhang Yiwu, professore all’università di Pechino, ha detto che ci sono delle ragioni storiche che possono spiegare l’ossessione dei cinesi per la vittoria e le medaglie d’oro. In parte il fenomeno si spiega col fatto che fino al 1984 il paese non aveva mai vinto medaglie olimpiche, partecipando ai Giochi solo due volte, nel 1952 e nel 1956. “Durante la Rivoluzione culturale, cioè il decennio che va dal ’66 al ’76, la Cina si è deliberatamente astenuta dalle competizioni sportive con altri paesi, secondo una concezione ‘diplomatica’ dello sport”, spiega in un commento sul Global Times. “In realtà anche questa è una visione perversa dello sport, che non ha nessun rispetto per gli altri paesi”.
Il sistema sportivo cinese, basato su una rigida struttura di tipo sovietico, inizia a essere criticato da alcune parti della società cinese. Anche il dipartimento che si occupa della propaganda nel Partito Comunista Cinese sembra essersene accorto, tanto che in una direttiva ai media nazionali pubblicata sul China Digital Times ha consigliato di non sollevare di nuovo la questione degli allenamenti nelle relazioni sulle Olimpiadi di Londra, a meno di commenti specifici, e non discutere o fare ipotesi sul sistema. Gli atleti talentuosi normalmente vengono scelti da funzionari delle federazioni sportive quando sono molto giovani e portati in campi di allenamento gestiti dal governo, dove si allenano molte ore al giorno.
Se n’è discusso comunque. Si è parlato molto, per esempio, del caso dell’atleta cinese Wu Minxia, che ha vinto l’oro nel tuffo sincronizzato da 3 metri ed è diventata la prima donna nella storia a vincere tre ori olimpici consecutivi. Dopo la sua premiazione, suo padre ha raccontato allo Shanghai Morning Post che, per consentirle di allenarsi con tutta la serenità necessaria, le ha nascosto che entrambi i suoi nonni erano morti meno di un anno fa e che la madre ha avuto un cancro al seno per otto anni (ora in via di guarigione). «Dopo che Wu ci ha chiamato per la prima volta dopo la morte della nonna, noi le abbiamo detto che andava tutto bene. L’unica cosa essenziale era che lei si concentrasse sugli allenamenti. Non le abbiamo mai parlato di questioni familiari. Sappiamo da anni che la vita di nostra figlia non ci appartiene più».
Dal punto di vista del rapporto tra atleti e opinione pubblica, sarà importante tenere d’occhio cosa succederà da qui ai prossimi giorni con Liu Xiang. Medaglia d’oro alle Olimpiadi del 2004 nei 100 metri ostacoli, campione del mondo nel 2007, Liu era arrivato alle Olimpiadi di Pechino come uno tra gli atleti cinesi più famosi, popolari e rappresentativi, con molti sponsor e milioni di fans. Durante le qualificazioni, però, dopo la falsa partenza di un altro atleta, abbandonò la pista per infortunio per via del riacutizzarsi di un’infiammazione al tendine d’Achille che si trascinava da anni. L’intero stadio restò in silenzio, l’allenatore si presentò in lacrime in conferenza stampa, Liu si scusò con i cinesi il giorno dopo promettendo di tornare e vincere quattro anni dopo a Londra. Oggi Liu ha disputato il primo turno di qualificazioni nei 110 metri ostacoli a Londra, presentandosi di nuovo da favorito dopo aver ottenuto un argento ai mondiali di Daegu. È caduto al primo ostacolo, sbagliandolo in modo grossolano, e si è ritirato. Secondo i telecronisti della BBC era di nuovo infortunato, già prima di partire.
L’atleta cinese Wu Jingbao si dispera dopo aver vinto l’argento nel sollevamento pesi alle Olimpiadi di Londra (Foto:Yuri Cortez/GettyImages)