Perché Cinquanta sfumature di grigio ha così tanto successo
Un libro scritto male, scrive oggi Beppe Severgnini, ma che mostra lo sdoganamento del porno e la vittoria del sesso virtuale su quello reale
Beppe Severgnini parla sul blog La ventisettesima ora, sul Corriere della sera, del successo di 50 sfumature di grigio, il primo romanzo della trilogia dell’autrice londinese E. L. James che ha venduto più di 20 milioni di copie e di cui avevamo fatto una guida minima per sapere di che cosa stiamo parlando. A Severgnini il libro non piace, principalmente per il linguaggio e per la punteggiatura (cose come lui che mormora a lei: ““Sei. Così. Dolce. Ti. Voglio. Da. Morire”).
“Trattengo il fiato. Sono Eva nel paradiso terrestre, lui è il serpente, e io non so resistere”. Questa frase, da sola, autorizza a lanciare il libro oltre la finestra, stando attenti a non colpire un passante.
Eppure chi passa in libreria è rimasto assai colpito – metaforicamente – da “Cinquanta sfumature di grigio”. Molti sono entrati apposta. Il romanzo dell’inglese E L James (Erika Leonard), londinese, moglie e madre di due figli, è diventato un clamoroso bestseller. Nessuno, neppure J. K. Rowling con Harry Potter, aveva venduto così tanto in così poco tempo. In Italia, le variazioni cromatiche della serie (grigio, nero, rosso) occupano le prime tre posizioni nella classifica dei più venduti.
Bisogna capire perché questo accade. Cosa non facile: per provarci, infatti, occorre leggere almeno uno dei tre libri. E un romanzo dove la “vocina interiore” (sic) della protagonista viene indicata con virgolette diverse è impegnativo. Se poi lui si chiama Christian Grey e veste di grigio; se lei vuol sembrare tosta e si chiama Anastasia Steele (acciaio); se lui suona il pianoforte, pilota l’elicottero e danza come un ballerino; se loro si scambiano mail indicando nell’oggetto “impaziente” e “prepotente!” – be’, la faccenda si fa dura.