L’inglese al Politecnico di Milano
Un centinaio di docenti ha fatto ricorso contro la decisione di tenere tutti i corsi magistrali in inglese a partire dal 2014, questione di cui si discute da mesi
Oggi Repubblica scrive che “un centinaio di docenti” del Politecnico di Milano ha presentato un ricorso al TAR della Lombardia contro la decisione di tenere tutti i corsi di laurea magistrale di quella università esclusivamente in lingua inglese, a partire dall’anno accademico 2014/2015. Il ricorso, che sarebbe stato presentato pochi giorni fa, è parte di una polemica che prosegue da diversi mesi sulla decisione, già approvata dal Senato accademico dell’università pubblica milanese.
L’annuncio è stato dato lo scorso 13 febbraio dal rettore Giovanni Azzone, durante una conferenza stampa per la visita nell’università del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. Nelle settimane e nei mesi successivi c’erano state diverse prese di posizione a favore o contro l’iniziativa, tra cui una lettera al Corriere della Sera dello stesso rettore, che difendeva la scelta come necessaria per attrarre studenti stranieri. La questione è stata ripresa oggi anche dal vicepresidente dell’Assemblea nazionale del PD (e blogger del Post) Ivan Scalfarotto sul sito dei Mille, che ha definito la scelta del Politecnico “di buon senso”.
Lo scorso aprile, dopo che alcuni docenti della stessa università avevano espresso la loro contrarietà all’iniziativa (in particolare una lettera di Pier Carlo Palermo, preside della Scuola di architettura e società, e Ilaria Valente, presidente del corso di laurea magistrale in Architettura) i giornali hanno parlato di un documento – intitolato “Appello a difesa della libertà di insegnamento” – firmato da 234 professori e ricercatori del Politecnico che si esprimevano contro la decisione: secondo il documento, la decisione di passare all’uso esclusivo dell’inglese va contro l’articolo 3 (quello in cui si stabilisce che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”) e l’articolo 33 della Costituzione (“l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”).
Oltre a questi due principi generali, la decisione sarebbe anche illegittima perché andrebbe contro l’articolo 271 del regio decreto del 31 agosto 1933, n. 1592. Il provvedimento di epoca fascista stabiliva che “la lingua italiana è lingua ufficiale dell’insegnamento e degli esami in tutti gli stabilimenti universitari”. Su questo punto specifico, sul sito dell’Avvocatura dello Stato si può trovare un breve testo che dice che, anche se il decreto non è mai stato abrogato formalmente, “è da ritenersi ormai superato, per effetto della legislazione successiva di settore”, elencata di seguito.
L’uso dell’inglese nell’attività didattica del Politecnico di Milano non è nuovo ed è molto pubblicizzato dallo stesso ateneo. Nell’offerta didattica per l’anno accademico in corso (2011/2012), infatti, 17 corsi di laurea magistrale su 40 (con alcuni doppioni dovuti alle diverse sedi dell’università) sono presentati come interamente o parzialmente in lingua inglese. Il Politecnico sottolinea questo dato, aggiungendo che anche 2 corsi di laurea triennale, 24 corsi di dottorato e diversi master sono già interamente in lingua inglese, una scelta che viene collegata alla presenza di numerosi studenti stranieri nell’università (2.582 da 110 paesi diversi per l’anno 2009/2010, secondo i dati dello stesso Politecnico).