Come questa settimana 18 parole hanno girato le Borse
Nonostante un inizio disastroso, una dichiarazione di Draghi ha fatto chiudere spread e indici meglio rispetto a sette giorni fa
di Davide Maria De Luca
In due giorni, tra giovedì e venerdì, la differenza di rendimento tra titoli di Stato italiani e Bund decennali tedeschi, cioè lo spread, è sceso di cento punti dopo aver quasi raggiunto i livelli massimi storici, quelli a cui si era arrivati nelle ultime settimane del governo Berlusconi. Alla Borsa di Milano l’indice FTSE MIB – che si legge futsi mib e raccoglie l’andamento delle prime 40 società quotate alla borsa di Milano- è cresciuto in due giorni di quasi il 9 per cento, dopo essere arrivato martedì al livello più basso dall’inizio della crisi. La ragione di questa significativa inversione di tendenza si trova in diciotto parole. Le ha pronunciate Mario Draghi a Londra, la mattina di giovedì 26 luglio.
«La Banca Centrale Europea è pronta a fare qualsiasi cosa per proteggere l’euro. E credetemi, sarà abbastanza»
Nel corso dei sei giorni precedenti erano arrivate molte brutte notizie per l’economia europea. Le peggiori erano dalla Spagna. Due regioni, Catalogna e Valencia, hanno chiesto aiuti di Stato a causa dei debiti e dei buchi nel bilancio. Le previsioni di crescita del PIL spagnolo sono state abbassate e la disoccupazione ha toccato il 24 per cento, il massimo dal 1976. I guai spagnoli si sono riflettuti subito sull’Italia, il famoso “contagio”. Lo spread lunedì era arrivato a 515 punti, la borsa aveva perso. Il giorno dopo il Giornale titolava “Fate presto”, come aveva fatto il Sole 24 Ore a novembre 2011.
(Il problema con le regioni spagnole)
Martedì la situazione è ulteriormente peggiorata. L’agenzia di stampa Dow Jones ha diffuso la notizia di un appello congiunto di Francia, Italia e Spagna per mettere in funzione lo “scudo anti-spread”: notizia poi smentita, ma che intanto aveva ulteriormente spaventato i mercati finanziari. Quando le borse hanno chiuso il FTSE MIB ha toccato il minimo storico dall’inizio della crisi e lo spread ha raggiunto 536 punti base. L’agenzia di rating Moody’s ha cambiato le sue prospettive sul rating di Germania, Olanda e Lussemburgo, da stabili a negative. Mercoledì i mercati sono stati più o meno in attesa. Giovedì mattina la dichiarazione di Mario Draghi ha invertito la tendenza.
Investitori e operatori di mercato hanno festeggiato anche se non è chiaro che cosa la Banca centrale europea intenda fare. Alcuni sperano che la BCE prenda la decisione di acquistare titoli di stato dei paesi in difficoltà direttamente alle aste governative. Questo significherebbe, in sostanza, stampare denaro per finanziare gli Stati in maniera potenzialmente illimitata. La soluzione non piace né al governo tedesco né alla Banca centrale tedesca. Inoltre violerebbe il mandato, cioè le regole, della Banca Centrale Europea, che quindi dovrebbero essere modificate.
Draghi ha specificato che le azioni saranno intraprese entro i limiti del mandato della BCE. La Banca Centrale Europea, probabilmente, non farà nulla che non abbia già fatto: tornerà a comprare titoli di Stato dei paesi a rischio sul mercato secondario, cioè non direttamente alle aste dei governi, ma una volta che sono stati emessi. L’obiettivo di questa misura è mantenere bassi spread e rendimenti (i titoli di stato rispondono alla legge della domanda e dell’offerta: più c’è domanda, più basso è l’interesse che viene richiesto per acquistarli).
La BCE ha già acquistato titoli di Stato sul mercato secondario durante l’estate del 2011. L’acquisto però avveniva in maniera limitata (cioè è avvenuto per un periodo e per quantità limitate) e riuscì a mantenere lo spread più o meno stabile per alcuni mesi (da fine agosto fino a ottobre). Non appena gli acquisti cessarono gli spread italiani e spagnoli tornarono a crescere, raggiungendo ai primi di novembre i record assoluti.
Anche la decisione di acquistare titoli sul mercato secondario, in quantità e per un tempo limitato, è controversa. Quando fu varato il programma di acquisto nell’estate del 2011, il rappresentante della Banca centrale tedesca nel board della BCE, Jürgen Stark, si dimise per protesta. Venerdì mattina la Banca centrale tedesca ha dichiarato di essere contraria all’acquisto di titoli di Stato sul mercato secondario. Alla notizia lo spread è tornato a salire. La cancelliera Angela Merkel, però, nel pomeriggio ha detto di essere favorevole al piano Draghi e i mercati hanno reagito tornando a crescere, mentre gli spread si sono nuovamente abbassati. Rispetto a venerdì scorso, ieri lo spread era 44 punti più basso (da 500 a 456) mentre l’indice FTSE MIB è cresciuto da 13mila a 13.597 punti.
foto: Ralph Orlowski/Getty Images