Che cos’è l'”indice Big Mac”
Il prezzo di un panino venduto in tutto il mondo può dirci qualcosa dell'economia di ogni paese, come mostra l'Economist dal 1986
Con oltre 33.500 ristoranti, McDonald’s copre praticamente ogni parte del mondo, tanto da rendere i suoi panini un valido strumento per valutare le differenze economiche tra diverse nazioni. Partendo da questa idea, nel 1986 la rivista britannica The Economist introdusse il cosiddetto “indice Big Mac”, un sistema per confrontare il potere d’acquisto delle valute basato sul panino più conosciuto in vendita da McDonald’s. L’indice nacque un po’ per scherzo ma trovò un crescente seguito da parte degli economisti e a oggi è considerato da molti un buon sistema di analisi basato sulla teoria della parità dei poteri di acquisto (PPA).
La PPA dice che il tasso di cambio tra due valute (1 in una valuta quanto vale in un’altra valuta) tende naturalmente ad aggiustarsi, in modo che un insieme di beni abbia lo stesso costo in entrambe le valute. Nel caso dell’indice preparato dall’Economist, l’insieme dei beni è rappresentato da un singolo Big Mac. Fu scelto questo panino perché viene venduto con caratteristiche molto simili nei ristoranti della catena McDonald’s nel mondo, con prezzi diversi stabiliti a seconda dell’economie delle singole nazioni.
L’indice Big Mac tra due paesi è ottenuto dividendo il prezzo di un Big Mac in un dato paese (nella sua valuta) con quello di un altro panino dello stesso tipo in un altro paese (espresso nella sua valuta). Il dato ottenuto viene poi confrontato con l’effettivo tasso di cambio tra le valute dei due paesi presi in considerazione. Se il numero si rivela più basso, allora la prima valuta è sottostimata rispetto alla seconda, almeno nella teoria della PPA. Se invece è più alta, significa che la prima valuta è sopravvalutata.
In pratica, il sistema funziona calcolando il tasso di cambio al quale un Big Mac avrebbe lo stesso prezzo in ogni paese. Per esempio, come spiegano sull’Economist: agli attuali tassi di cambio un Big Mac, che viene venduto negli Stati Uniti a 4,33 dollari, costa solamente 75 rubli (2,29 dollari) in Russia, mentre in Brasile viene venduto a 10 real (circa 5 dollari). Questo significa che il dollaro compra molti Big Mac in Russia, segno che il rublo è meno caro e che il real è abbastanza costoso.
L’indice Big Mac può essere utilizzato anche per confrontare l’andamento dell’economia in un certo periodo di tempo. L’Economist ha da poco pubblicato un nuovo grafico in cui sono indicati i cambiamenti dal 2007, anno di inizio della crisi economica, a luglio del 2012. Nello schema la valuta di riferimento è il dollaro e le linee orizzontali mostrano quali valute si sono svalutate o sopravvalutate rispetto alla moneta statunitense. I pallini chiari mostrano il dato del luglio 2007, quelli scuri il dato del luglio 2012.
In cinque anni ci sono stati alcuni cambiamenti notevoli. La valuta del Venezuela, il bolivar, è passato dall’1 per cento all’83 per cento a causa del grande tasso di inflazione. Il dollaro australiano era a -14 per cento, mentre ora è a +8 per cento: durante la crisi il sistema bancario dell’Australia si è rivelato più stabile e resistente del previsto, la valuta ha anche beneficiato di un aumento dei prezzi dei beni di consumo e di esportazioni in crescita verso la Cina. L’eurozona, cioè l’insieme dei paesi che adottano l’euro, negli ultimi cinque anni si è progressivamente avvicinata al dollaro con la propria moneta unica, cosa che testimonia la grave crisi economica che la sta interessando.
Benché l’indice Big Mac sia ormai tenuto in considerazione da molti economisti e utilizzato per esempi e studi sul potere d’acquisto, secondo alcuni detrattori il sistema non restituisce dati sufficientemente affidabili. Il problema, dicono, è che il panino in realtà non è uguale in tutti i ristoranti del mondo gestiti da McDonald’s. Cambiano, infatti, il peso, i valori nutrizionali e le stesse dimensioni del panino. La versione del Big Mac per l’Autralia ha il 22 per cento in meno di calorie rispetto a quella canadese, per esempio. Inoltre, in alcuni paesi dove il consumo di carne bovina è molto basso per questioni religiose, come in India, la carne rossa viene sostituita con quella di pollo.