Aurora, una settimana dopo
Le novità sulle indagini, l'"amnesia" di James Holmes, un pacco misterioso ricevuto dall'università del Colorado e le dichiarazioni di Obama sulle armi
di francesco marinelli
È passata una settimana dalla strage nella sala di un cinema di Aurora, una città di 300 mila abitanti vicino Denver in Colorado: poco dopo la mezzanotte tra giovedì e venerdì un uomo armato è entrato da un’uscita di sicurezza, ha lanciato alcuni fumogeni e si è poi messo a sparare sul pubblico che stava assistendo alla prima del nuovo film di Batman, “The dark knight rises”. Nella sparatoria sono morte dodici persone e altre 58 sono rimaste ferite. Pochi minuti dopo, la polizia ha fermato e arrestato James Eagan Holmes, 24 anni, al momento l’unico accusato della strage.
Il processo
James Holmes è apparso lunedì scorso in un tribunale della contea di Arapahoe. L’udienza è durata pochi minuti perché prevedeva solamente lo svolgimento di alcune procedure preliminari. I procuratori hanno avuto 72 ore per avanzare formalmente le loro accuse e hanno dichiarato, sulla base della durata stimata delle indagini, che il processo nei confronti di Holmes non inizierà prima di molti mesi, probabilmente un anno.
Per la prima udienza, il giudice William Sylvester aveva autorizzato la presenza di una telecamera, per trasmettere in diretta la seduta, motivando la scelta con la necessità di rendere pubblico un evento che coinvolge decine di persone colpite o coinvolte nella strage. Martedì scorso ha deciso, invece, di negare la richiesta dei media di riprendere l’udienza di lunedì prossimo, quando James Holmes ascolterà le accuse formali a suo carico da parte dei procuratori. Nel prendere questa decisione, il giudice ha accolto la richiesta degli avvocati di Holmes, anche se quello che hanno scritto nella loro obiezione non è noto, insieme al resto dei contenuti del fascicolo.
L’amnesia di Holmes
Il Daily News ha scritto che un funzionario del carcere del Colorado, dove James Holmes è rinchiuso, ha raccontato che il ragazzo dice di sentirsi “perplesso” e di non riuscire a capire perché si trova in carcere. Il funzionario ha sentito più volte Holmes chiedersi: «Perché sono qui?». Inoltre, ha raccontato che Holmes si sarebbe lamentato per un forte mal di stomaco, dicendo di aver mangiato «cibo scadente». Holmes si trova in una cella di isolamento per 23 ore al giorno con la possibilità di uscirvi una sola volta al dì. All’esterno della cella indossa sempre un giubbotto antiproiettile per la sua incolumità.
L’arsenale di armi di Holmes
James Holmes si è rifiutato di parlare e ha deciso di mantenere il suo diritto al silenzio rifiutandosi di spiegare alla polizia perché, nei mesi passati, ha accumulato in casa un grande insieme di armi, tra cui un fucile automatico Remington, un altro fucile d’assalto AR-15 e 6mila cartucce. Secondo la polizia la strage del 20 luglio scorso è stata «meticolosamente pianificata» da Holmes che dopo il lancio dei gas lacrimogeni nella sala avrebbe iniziato a sparare con un fucile calibro 12. A un certo punto, ha scritto Fox News, un’altra arma che aveva con sé, una pistola semiautomatica Smith & Wesson M & P 0,223, si sarebbe inceppata. In quel momento Holmes avrebbe deciso di uscire dal teatro attraverso l’uscita d’emergenza da cui era entrato ed è stato subito fermato dalla polizia vicino alla sua macchina.
Un testimone e il presunto complice di Holmes
Il Daily Mail ha scritto che un testimone presente nella sala del cinema di Aurora durante la sparatoria avrebbe visto un uomo sospetto uscire dalla stessa porta d’emergenza da cui, poco dopo, sarebbe entrato l’uomo che ha sparato sul pubblico. Secondo il testimone l’uomo avrebbe lasciato la sala dopo aver ricevuto una telefonata e lasciato volutamente la porta aperta, poco prima che entrasse l’attentatore (le porte di emergenza di solito si possono aprire solo dall’interno). La polizia ha risposto a questa ipotesi ribadendo che «tutte le prove che abbiamo, ogni singolo indizio, ci fa pensare che Holmes abbia fatto tutto da solo, senza l’aiuto di nessuno».
Il pacco inviato all’Università del Colorado
Il sito internet di Fox News ha raccontato che, in base alla testimonianza di una fonte anonima, James Holmes avrebbe inviato un pacco, con all’interno disegni raffiguranti una sparatoria, all’Università del Colorado, indirizzandolo a uno psichiatra, docente dell’università. Un insieme di fogli in cui «ci sono molti dettagli su come uccidere molte persone». Questo pacco sarebbe stato scoperto lunedì scorso, dopo esser rimasto nella stanza della posta dell’università. Mercoledì l’Università del Colorado ha però spiegato in un comunicato che il pacco in questione è stato consegnato dal servizio postale degli Stati Uniti soltanto lunedì scorso, tanto da far decidere ai dirigenti di far evacuare l’edificio. Come nel caso della possibile esistenza di un complice, la vicenda va presa con le molle e mancano ancora diverse conferme.
Il dibattito sulle armi
La strage di Aurora ha riaperto negli Stati Uniti un vecchio e prolungato dibattito sulle leggi che regolano la detenzione e il possesso di armi da fuoco. La questione è stata sollevata dal sindaco di New York, Michael Bloomberg, che ha chiesto a Barack Obama e Mitt Romney di dire apertamente cosa pensano della legislazione statunitense e se intendono cambiarla.
L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti e il leader del Senato americano Harry Reid hanno fatto sapere ieri che nuove leggi sulle armi non faranno parte dell’agenda politica di quest’anno. Sia Obama sia il candidato del partito repubblicano alle elezioni presidenziali Mitt Romney hanno detto di voler utilizzare altre strade per combattere il rischio di violenza, senza cambiare la legge, né modificare i diritti di possesso delle armi contenuti nel Secondo emendamento della Costituzione americana.
In un discorso tenuto a New Orleans mercoledì scorso, Barack Obama ha detto che comunque «ci saranno restrizioni sul possesso delle armi». Inoltre, ha riconosciuto il fatto che in questi anni gli Stati Uniti non hanno fatto abbastanza «per tenere le armi lontano dai criminali», impegnandosi a lavorare con tutte e due le camere del Congresso per fare passi avanti.
In un’intervista alla CNN Mitt Romney ha detto che non c’è bisogno di nuove leggi che regolino in maniera più restrittiva la detenzione delle armi perché questo «non impedirà comunque ad alcuni di compiere atti terribili». Mercoledì scorso Romney ha dichiarato inoltre che il problema è la detenzione illegale di armi, aggiungendo che probabilmente nel caso di Aurora ne sono state utilizzate di ottenute illegalmente. Le autorità che stanno indagando sul sospettato ritengono, invece, che fossero detenute legalmente in casa.
Foto: James Holmes (AP Photo/Denver Post, RJ Sangosti, Pool)