Marina Berlusconi si sfoga sul Giornale
La presidente di Fininvest e Mondadori ha scritto una lettera indignata sulla sua convocazione a Palermo da parte della procura e "l'inferno mediatico"
Martedì 24 luglio Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e Mondadori, figlia di Silvio Berlusconi, è stata sentita dalla procura di Palermo come persona informata sui fatti e persona offesa nell’ambito di un’indagine su una presunta estorsione a Silvio Berlusconi da parte di Marcello Dell’Utri. Oggi il Giornale pubblica questa sua lettera.
La storia è questa. Il 9 luglio vengo convocata dalla Procura di Palermo come «persona informata dei fatti». Peccato che i presunti fatti su cui dovrei essere informata li apprendo solo, qualche giorno dopo e con grande abbondanza di dettagli, dai giornali. Ma parlare di «fatti» è totalmente fuori luogo: paginate e paginate di falsità e insinuazioni per qualificare le quali è perfino difficile trovare gli aggettivi giusti. Ma perché la Procura di Palermo è interessata a sentire proprio me su questo cumulo di assurdità? Sempre dai giornali apprendo che si parla di un conto cointestato mio e di mio padre, da cui sarebbero partiti due dei bonifici indirizzati a Dell’Utri e a suoi famigliari. Io però di questo conto non ricordo neppure l’esistenza. Faccio le verifiche, e in effetti emerge che è esistito fino a sette anni fa, anche se non ne ho mai avuto la disponibilità e a mia memoria non l’ho mai utilizzato. Che cosa devo andare a dire allora alla Procura di Palermo? Che di questo conto non ricordo assolutamente nulla, dei bonifici alla famiglia Dell’Utri tantomeno? Che peraltro non trovo nulla di strano nel fatto che mio padre senta, direi, il dovere etico, oltre che il desiderio, di sostenere un prezioso collaboratore il quale, all’apice del successo professionale, è improvvisamente sprofondato in un incubo che da quasi vent’anni lo costringe a trascinarsi da un tribunale a una Procura, un incubo che gli ha rovinato non solo la carriera ma anche la vita, un incubo che è guarda caso comparso in contemporanea con la discesa in campo di mio padre? È la pura verità. Ma per dire questo è necessario che io debba andare a Palermo, per sentirmi chiedere informazioni che senza alcuna fatica e con molto minor dispendio di energie avrebbe potuto domandarmi un incaricato della Guardia di Finanza di Milano? È necessario che venga interrogata da un gruppo di pm antimafia, e soprattutto che debba espormi a quell’efficientissima gogna mediatica che non riposa mai? Comunque vado non appena possibile, addirittura in anticipo.