Come ci si bagna meno sotto la pioggia
Una nuova ricerca scientifica prova a dare una risposta all'annosa questione sul sistema per non infradiciarsi quando piove: correre o camminare?
Fai quattro passi in una bella sera d’estate, si alza il vento e ti ritrovi in mezzo a un temporale. Che cosa fai per bagnarti il meno possibile fino al primo riparo disponibile? Corri o cammini? La questione è annosa, viene ciclicamente affrontata al bar e da tempo viene studiata dai ricercatori. Secondo un recente studio scientifico di Franco Bocci (Facoltà di Ingegneria dell’Università di Brescia), pubblicato sull’European Journal of Physics, per rispondere alla domanda occorre tenere in considerazione diverse variabili, tra cui la direzione del vento mentre piove e l’altezza della persona in cerca di un riparo. In linea di massima, ci si bagna meno se si corre il più veloce possibile, ma le cose possono cambiare se si ha il vento a favore o si è particolarmente alti e magri.
La ricerca di Bocci è l’ultima di una lunga serie di studi scientifici sul problema. Se ne iniziò a parlare molto negli anni Settanta, quando diverse pubblicazioni che si occupavano di matematica proposero analisi e possibili soluzioni alla questione, che sembra semplice, ma pone numerosi interrogativi di tipo matematico. Nei decenni successivi l’argomento fu affrontato con maggiore rigore scientifico da alcuni ricercatori. Sempre un italiano, Alessandro De Angelis, dell’Istituto di Fisica dell’Università di Udine, nel 1987 pubblicò sull’European Journal of Physics un suo studio, dove concludeva che correre o camminare sotto la pioggia non facesse una grande differenza per bagnarsi meno.
L’anno scorso, un ricercatore dei Paesi Bassi e uno della Polonia ripresero lo studio di De Angelis e teorizzarono che ci fosse una velocità ottimale da mantenere per bagnarsi il meno possibile, a seconda della direzione del vento. Anche questo studio fu pubblicato sull’European Journal of Physics, ma secondo Bocci avrebbe dato una risposta semplice a un problema che in realtà è molto più complesso.
Bocci ha spiegato che per dare una migliore risposta bisogna tenere in considerazione la forma del corpo umano, elemento sottovalutato nelle ricerche precedenti, dove ci si è spesso occupati del problema utilizzando forme geometriche semplici. Secondo i calcoli di Bocci, per avere una risposta più accurata occorre valutare: la corporatura di un individuo (con particolare attenzione al rapporto tra altezza e larghezza), la direzione del vento e le dimensioni delle gocce di pioggia.
Alla BBC, Bocci ha spiegato che «in linea di massima, la miglior cosa da fare è correre, il più veloce possibile: non sempre, ma in generale. Se sei molto magro, è più probabile che ci sia una specifica velocità ottimale. Per gli altri casi è meglio correre molto velocemente». Se però la pioggia è accompagnata dal vento le cose cambiano: se l’aria soffia a favore (quindi il vento spinge nella direzione in cui ci si sta muovendo) la velocità ottimale è la stessa del vento. La questione, conclude Bocci nel suo studio, non è comunque ancora del tutto risolta perché ci sono molte altre variabili che andrebbero tenute in considerazione per dare una risposta più precisa e accurata.