I soldi dei mormoni
Dai parchi di divertimenti (a tema polinesiano) alle holding finanziarie, dalle assicurazioni a Burger King, la chiesa dei mormoni vale 40 miliardi di dollari
Sull’ultimo numero di Bloomberg Businessweek, Caroline Winter racconta in un lungo articolo il gigantesco impero finanziario della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (spesso abbreviato in LDS: Latter Days Saints), cioè la chiesa dei Mormoni. Negli Stati Uniti il tema è piuttosto attuale dato che Mitt Romney, candidato repubblicano alla presidenza, è un ex vescovo della chiesa mormona e tuttora un rispettato membro della comunità.
(Mitt Rommey, i mormoni e la politica americana)
Sulla copertina della rivista, un’illustrazione raffigura Giovanni Battista e, in ginocchio davanti a lui, Joseph Smith e Oliver Cowdery, ovvero il profeta che fondò il mormonismo negli anni Quaranta dell’Ottocento e uno dei suoi seguaci. In un fumetto, Giovanni Battista si rivolge ai due uomini con la parodia di una benedizione: “E allora tu costruirai un centro commerciale, possiederai azioni di Burger King e costruirai nelle Hawaii un parco divertimenti a tema polinesiano che sarà esente dalla frustrazione delle tasse”. Queste infatti sono solo alcune delle attività in cui è impegnata la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi giorni, che secondo alcune stime citate dal settimanale varrebbe fino a 40 miliardi di dollari.
La chiesa dei mormoni, racconta Winter, ha la struttura di una grande multinazionale. Al vertice di tutto c’è la Società del Presidente della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Questa società è una particolare persona giuridica che appartiene a un solo individuo: in questo caso appartiene a Thomas Spencer Monson, sedicesimo presidente della chiesa. Considerato dai mormoni un profeta (anche se non ritengono che sia scelto da Dio), il presidente della chiesa non è elettivo. Ogni volta che un presidente muore o si dimette viene sostituito da un membro del Quorum dei Dodici Apostoli, quello con il più lungo servizio (per diventare uno dei Dodici bisogna essere chiamati dal Presidente).
La Società del Presidente controlla diverse holding – ovvero società create per mantenere quote di altre società – che a loro volta possiedono un impero valutato intorno ai 40 miliardi di dollari. Per esempio la Società del Presidente controlla il Polynesian Cultural Center, che a sua volta controlla un parco divertimenti a tema polinesiano a Oahu, nelle Hawaii. Secondo Winter questo parco divertimenti guadagna ogni anno 23 milioni di dollari in biglietti di ingresso e 36 milioni di dollari in donazioni, che sono esentasse. Aperto nel 1963 il parco ha cominciato a pagare tasse al governo hawaiano soltanto nel 1992, quando una sentenza ha decretato che non si trattava di un luogo caritatevole ma era un’impresa a scopo di lucro. Il parco invece non paga tasse al governo federale.
L’esenzione fiscale, spiega Winter, è uno degli affari più lucrosi per la chiesa. Per esempio spesso non deve pagare tasse sulle proprietà immobiliari, anche se le affitta per uso commerciale. La chiesa non paga tasse nemmeno sulle donazioni dei fedeli, che secondo un’inchiesta di Time ammonterebbero a 5 miliardi di dollari l’anno (ogni mormone che vuole entrare a far parte della chiesa è tenuto a versarle il 10 per cento dei suoi guadagni).
La legge delle donazioni senza tasse vale anche per le azioni. Attraverso la società Bain Capital, per esempio, Mitt Romney fece arrivare nelle casse della chiesa diversi milioni di azioni di Burger King e Domino’s Pizza, azioni che la chiesa poté rivendere senza pagare tasse sui guadagni ottenuti. Ma la chiesa agisce anche direttamente sul mercato finanziario: possiede un fondo di investimento, Ensign Peak Advisors, una società di gestione immobiliare, la Utah Property Management Associates, oltre a una holding che contiene partecipazioni in giornali, stazioni radio e molte altre attività a scopo di lucro, la Deseret Management Corporation.
Nel suo articolo, Winter osserva come l’unica religione indigena del Nord America non poteva non avere la concezione secolarizzata che hanno gli americani del denaro. Infatti, per i mormoni, spiega a Winter uno storico delle religioni, non esiste una distinzione netta tra mondo materiale e mondo immateriale, e di conseguenza anche spendere milioni di dollari per costruire un parco divertimenti o per acquistare azioni in borsa sono parte delle attività fatte per glorificare Dio.
Lo spirito della religione mormona non poteva incarnarsi in qualcosa di più esplicito del City Creek Center, un gigantesco centro commerciale nel cuore di Salt Lake City (la “capitale” dei mormoni) con più di cento negozi. Mentre le altre religioni condannano il consumismo e la mentalità materiale dei fedeli, la chiesa dei Santi degli Ultimi giorni ha speso più di due miliardi di dollari per costruire un centro commerciale proprio di fronte all’imponente tempio di Salt Lake City (l’equivalente della basilica di San Pietro per i cattolici). Il City Creek Center ha circa 5.000 parcheggi sotterranei, un tetto di vetro retrattile. Tra i suoi negozi ci sono anche Tiffany e Macy’s.
Questo impero è mantenuto, racconta Winter, non soltanto grazie alle donazioni esentasse dei fedeli, ma anche grazie al lavoro volontario di moltissimi giovani (e meno giovani mormoni). Come quello di Claire Huff, una biologa di 68 anni che ha accettato una missione di due anni, non pagata, per trasformare 11 mila acri di terreno desertico posseduto dalla chiesa, in una riserva di caccia in grado di generare profitti. I leader della chiesa mormona non parlano volentieri del lavoro dei volontari, dell’importanza dell’esenzioni fiscali e, più in generale, delle dimensioni dei loro affari. Molti dei dati raccolti da Winter non sono ufficiali e rappresentano stime di esperti. Ma Winter non critica la chiesa sotto questo aspetto e spiega che quella dei Santi degli Ultimi Giorni non è certo l’unica chiesa a tenere nascosti i suoi libri contabili.