La Grecia verso nuovi tagli
Domani arriverà una delegazione internazionale per valutare progressi e (soprattutto) ritardi nelle riforme, in vista della nuova rata del prestito
Domani arriverà in Grecia una delegazione del Fondo Monetario Internazionale, dell’Unione Europea e della Banca Centrale Europea, la cosiddetta “troika”. Le tre istituzioni internazionali saranno ad Atene per fare una prima valutazione formale del ritardo accumulato dal governo nell’ambito del secondo programma di riforme decise in cambio di due prestiti internazionali.
Che cosa prevede il “memorandum”
Il memorandum che la Grecia si è impegnata a rispettare prevede il taglio di 15mila posti di lavoro pubblici solo nel 2012, il taglio del salario minimo del 22 per cento, il taglio alle pensioni di circa 300 euro nel 2012, maggiori flessibilità e competitività del mercato del lavoro (facilitando assunzioni e licenziamenti), misure per la riduzione dell’evasione fiscale, privatizzazioni e tagli alla spesa pubblica, allo scopo di recuperare 15 miliardi di euro entro il 2015 e ridurre il debito pubblico al 116 per cento del PIL entro il 2020. La Grecia si è impegnata ad approvare gradualmente queste misure, in corrispondenza con i versamenti rateali del prestito internazionale senza i quali non sarebbe in grado di pagare i suoi debiti.
I ritardi
I ritardi della Grecia rispetto al cosiddetto “memorandum” sono stati causati soprattutto dall’instabilità politica degli ultimi mesi. Dopo le elezioni legislative di giugno in Grecia è stato finalmente formato un nuovo governo guidato dal conservatore Antonis Samaras di Nuova Democrazia (ND) cui partecipano anche i socialisti del PASOK e la Sinistra democratica (Dimar), formazioni politiche che hanno sostenuto il piano di salvataggio.
Uno dei ritardi più significativi della Grecia riguarderebbe l’ultimo punto del memorandum, quello sulla riduzione percentuale del debito: secondo il Wall Street Journal il primo ministro Antonis Samaras – che in campagna elettorale ha promesso di rinegoziare almeno parte degli accordi con le istituzioni internazionali – avrebbe intenzione di chiedere una proroga di due anni rispetto a questo obiettivo, che però potrebbe costare ai creditori un supplemento di risorse, dai 30 ai 50 miliardi di euro.
I prossimi mesi
Il 13 giugno scorso l’ex ministro del Lavoro greco Antonis Roupakiotis aveva fatto intendere che il prossimo agosto lo stato greco avrebbe potuto non avere soldi sufficienti per pagare le pensioni. Il governo si trova ora a dover affrontare il compito di convincere i finanziatori internazionali che le misure previste dagli accordi verranno realmente applicate: in caso contrario, la liquidità della Grecia rischia di esaurirsi. A settembre i creditori internazionali dovranno decidere se effettuare il pagamento della tranche di aiuti al paese. Entro quel mese il governo Samaras dovrà approvare i nuovi tagli da circa 11,5 miliardi di euro, necessari per ricevere la tranche di aiuti prevista dal secondo prestito internazionale.
Nuovi tagli, questa settimana
Già questa settimana (in vista, appunto, della visita della cosiddetta “troika”) il nuovo governo greco dovrebbe annunciare la fusione e la chiusura di circa 20 enti pubblici, contenendone così i costi, e l’individuazione dei settori in cui applicare i due terzi degli 11,5 miliardi di euro di tagli necessari per ricevere gli aiuti internazionali. Secondo quanto dichiarato da un alto funzionario del governo greco al Wall Street Journal, «il paese sta procedendo con le fusioni nel settore pubblico. Inoltre stiamo andando a trovare tutti i tagli richiesti o, in certi casi, a proporre misure equivalenti, che valgono più del doppio di quello che la troika sta chiedendo».
La Germania e la BCE
Domenica, in un’intervista televisiva, il ministro dell’Economia tedesco Philipp Rösler ha detto di avere «grande scetticismo» sulla possibilità che la Grecia rispetti gli impegni nell’ambito del programma di salvataggio e ha avvertito che «se la Grecia non soddisferà i requisiti chiesti, non ci potranno essere più trasferimenti di risorse verso il paese».
Due giorni fa, la Banca Centrale Europea ha fatto sapere che non accetterà più le obbligazioni garantite dalla Grecia come garanzia per ottenere finanziamenti, almeno fino alla visita della troika: «Il Consiglio direttivo ne valuterà la potenziale idoneità dopo la conclusione dell’esame attualmente condotto dalla Commissione europea, in raccordo con la BCE e l’FMI, sui progressi compiuti dalla Grecia nell’ambito del secondo programma di aggiustamento».
Foto: il primo ministro greco Antonis Samaras, 8 luglio 2012 (LOUISA GOULIAMAKI/AFP/GettyImages)