Due storie di divieti, in Iran
C'entrano i bar e gli internet café (e non è la prima volta), ma anche la carne di pollo in televisione
Lo scorso fine settimana la polizia ha chiuso 87 locali, per la maggior parte ristoranti e bar, che si trovavano tutti in un quartiere di Teheran, la capitale dell’Iran. Questa operazione, come riporta Al Arabiya, è una di quelle organizzate dal governo iraniano per lottare contro alcune abitudini ritenute contrarie alla moralità e alla tradizione islamica.
Un ufficiale della polizia, Alireza Mehrabi, ha dichiarato che i locali in questione non sono stati chiusi semplicemente perché contrari ai valori islamici, ma anche perché non erano provvisti delle giuste licenze e perché contravvenivano ad altri divieti, come quello che impedisce alle donne di fumare in pubblico il narghilé, la tradizionale pipa ad acqua utilizzata soprattutto in Medio Oriente.
Negli ultimi anni, soprattutto a Teheran, locali come i bar o gli internet café si sono molto diffusi, e rappresentano uno dei pochi diversivi a disposizione dei giovani iraniani, che ci vanno per navigare su internet con il wifi e bere qualcosa (rigorosamente non alcolico). Non è la prima volta che il governo iraniano pone dei divieti simili o mette in pratica azioni di questo tipo. Nel 2007, scrive Al Arabiya, aveva chiuso 24 internet café arrestando 23 persone.
La questione della carne di pollo
Ma negli ultimi anni ci sono stati molti altri casi di censure e divieti in Iran. L’Atlantic, per esempio, che riprende la notizia della chiusura dei ristoranti e dei bar a Teheran, aggiunge alla lista un altro divieto imposto dal governo iraniano: quello di mostrare, sui canali della televisione pubblica, immagini di persone che mangiano carne di pollo. Questo divieto (che sembra un po’ assurdo) è stato annunciato pubblicamente dal capo della polizia iraniana Esmail Ahmadi Moghadam, anche questo la scorsa settimana.
Secondo quanto riporta la giornalista e blogger Golnaz Esfandiari sul blog Persian letters, citato dall’Atlantic, Moghadam avrebbe detto:
«Mostrano immagini di gente che mangia pollo nei film, quando intanto c’è gente che non è in grado di comprare carne di pollo. E magari ci sarebbe qualcuno che, accorgendosi di questo divario sociale, potrebbe pensare di tirare fuori i coltelli e di riprendersi i propri diritti contro i ricchi.»
Dietro alla scelta di vietare la proiezione di gente che mangia pollo non c’è nessuna motivazione culturale, dunque, e la tradizione islamica non c’entra probabilmente nulla. Questo strano divieto è forse collegato alla crisi economica che sta attraversando l’Iran (dovuta anche all’embargo internazionale che sta subendo da mesi), ma anche con il fatto che in Iran il governo fissa il prezzo della carne di pollo al dettaglio, cercando così di calmierare i prezzi per garantire a più gente possibile la possibilità di acquistarne.
(L’embargo europeo contro il petrolio iraniano)
In realtà, la crisi e la conseguente inflazione dei prezzi rendono questa politica governativa abbastanza inefficace, scrive sempre l’Atlantic, che aggiunge un dato: il prezzo della carne di pollo nei mercati iraniani sarebbe quasi triplicato nel corso dell’ultimo anno. E il fatto che il governo iraniano venda carne di pollo attraverso una rete di distribuzione speciale, a prezzi molto più bassi, sembra servire a poco. In questo momento, tra l’altro, la carne di pollo è molto richiesta, dato che la gente ne fa scorta per il periodo di Ramadan che è appena iniziato.
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Foto: ATTA KENARE/AFP/Getty Images