I matrimoni non sono più solo eterosessuali
Stefano Rodotà spiega su Repubblica i presupposti giuridici per la legittimazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso
Su Repubblica Stefano Rodotà espone gli interventi giuridici europei e italiani che sanciscono come il matrimonio non debba più implicare la “diversità di sesso”.
Aveva cominciato il Trattato di Maastricht, vincolante per l’Italia, introducendo il divieto di discriminazioni basate sulle tendenze sessuali. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che ha lo stesso valore giuridico dei trattati, ha poi aggiunto una innovazione che muta profondamente il quadro istituzionale. Nel suo articolo 9 stabilisce che «il diritto di sposarsi e di costituire una famiglia sono garantiti secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio». La distinzione tra “il diritto di sposarsi” e quello “di costituire una famiglia” è stata introdotta per legittimare il ricorso a modelli diversi per disciplinare i rapporti tra le persone che decidono di condividere la propria vita. E la novità dalla Carta diventa ancor più evidente se si fa un confronto con l’articolo 12 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo del 1950: «uomini e donne hanno diritto di sposarsi e di costituire una famiglia secondo le leggi nazionali che disciplinano l’esercizio di tale diritto».
Confrontando questo articolo con quello della Carta, si colgono differenze sostanziali. Nella Carta scompare il riferimento ad “uomini e donne”. Non si parla di un unico “diritto di sposarsi e di costituire una famiglia”, ma si riconoscono due diritti distinti, quello di sposarsi e quello di costituire una famiglia. Due categorie che hanno analoga rilevanza giuridica, e dunque medesima dignità: non è più possibile sostenere che esiste un principio riconosciuto – quello del tradizionale matrimonio tra eterosessuali – ed una eccezione (eventualmente) tollerata – quella delle unioni distinte dal matrimonio, riguardanti persone di sesso diverso o dello stesso sesso. Ma il punto essenziale è la cancellazione del requisito della diversità di sesso sia per il matrimonio, sia per gli altri modelli di famiglia.
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