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  • Mercoledì 18 luglio 2012

Jeremy Lin e i tormenti dei tifosi di New York

Il fenomeno del basket NBA di origini cinesi aveva riappassionato i tifosi dei Knicks, ma è stato ceduto agli Houston Rockets

Vediamo che sia chiaro questo: i Knicks hanno passato tutta la storia recente a strapagare chiunque potessero, e solitamente pagano dio solo sa quanti allenatori (…) e questa squadra ora parla di responsabilità fiscali e getta la spugna lasciando andare via l’unico vero idolo dei tifosi per niente in cambio?

A New York, da quando a mezzanotte di martedì è arrivato l’annuncio che la squadra di basket dei Knicks ha rinunciato a trattenere il suo campione Jeremy Lin, tutti i tifosi sono in agitazione, e quello di Lynn Zinser del New York Times è solo uno dei molti commenti di questo tenore. Jeremy Lin è stato acquistato dai Rockets di Houston firmando un contratto di tre anni a 25,1 milioni di dollari. Il 14 luglio scorso i Rockets hanno presentato la propria offerta e i Knicks hanno avuto tempo fino alla mezzanotte di martedì per pareggiare la cifra e trattenere così il giocatore. Jonathan Supranowitz, responsabile delle pubbliche relazioni della squadra, ha annunciato a quell’ora che la società non ha voluto affrontare un investimento così alto per rinnovare il contratto.

Lin guadagnerà 5 milioni di dollari nei primi due anni, e 15 nel terzo. Per pareggiare l’offerta i New York Knicks avrebbero dovuto alzare lo stipendio del terzo anno, nella stagione 2014-2015, a 14,8 milioni di dollari, segnalano su CNN. Un simile contratto avrebbe però costretto New York a superare il limite massimo imposto dalla società per gli stipendi dei giocatori.

I tifosi non si aspettavano che Jeremy Lin se ne andasse. Quest’anno ha “salvato” la stagione dei Knicks che si era messa molto male all’inizio guidando la squadra fino alla fase dei play-off. Molti tifosi newyorkesi dei Knicks – che storicamente hanno una certa consuetudine autocompiaciuta con gli scarsi successi della loro squadra – sono tornati a vedere le partite della squadra grazie a lui. Le magliette numero 17 sono andate a ruba e il suo successo è diventato un investimento per commercianti e sponsor: e intanto è cresciuto anche un grande seguito per le sue imprese in Cina.

Lin è stato persino inserito dalla rivista americana Time nella classifica delle cento persone più influenti del mondo e Sport Illustrated gli ha dedicato due copertine. Lin aveva conquistato i tifosi in un mese e mezzo. Dopo il suo debutto a inizio febbraio ha giocato l’ultima partita il 24 marzo a causa di un infortunio al menisco per cui si è dovuto operare. Ha saltato il resto della stagione fino al primo turno dei play-off. Da ieri i tifosi stanno criticando la società per aver preferito gli affari al bene della squadra.

Lin è nato a Los Angeles nel 1988 ed è il primo giocatore americano di origini cinesi nella storia dell’NBA (i suoi genitori sono emigrati da Taiwan a metà degli anni settanta). Prima dell’inizio della stagione 2010-2011, Lin aveva ricevuto quattro offerte di ingaggio: dai Mavericks di Dallas, dai Los Angeles Lakers, da una squadra della Eastern Conference il cui nome è rimasto segreto, e dai Golden State Warriors di Oakland, scegliendo quest’ultima e firmando un contratto di due anni da 500mila dollari a stagione.

Nella stagione 2011-2012 venne acquistato dai New York Knicks. Fino al febbraio scorso, Lin era stato quasi sempre in panchina, giocando pochi minuti a partita. Dopo alcuni infortuni subiti dai suoi compagni di squadra ha debuttato come titolare il 4 febbraio facendo 25 punti in 36 minuti. Nelle partite successive ha realizzato una media di 20 punti a partita che ha permesso ai Knicks di vincere sei gare consecutive. Il giocatore è diventato in poco tempo il più amato dai tifosi newyorkesi, e i giornali americani hanno cominciato a usare, per la passione dei tifosi, il nome «Linsanity».

Mercoledì Sports Illustrated ha pubblicato un’intervista con Lin, in cui lui dice che avrebbe preferito rimanere a New York (a differenza di quel che ha detto Ibrahimovic a Parigi lo stesso giorno, storia con cui c’è qualche similitudine):

«Lo dirò fino alla tomba. Quello che New York ha fatto per me è incredibile»

 (Photo by Mike Ehrmann/Getty Images)