Le foto delle proteste degli ultraortodossi israeliani
La questione del servizio di leva obbligatorio per tutti potrebbe portare a una nuova crisi di governo
Lunedì migliaia di ebrei “ultraortodossi” hanno organizzato delle manifestazioni di protesta nel quartiere di Mea Shearima, a Gerusalemme, contro l’intenzione del governo di Israele di rendere obbligatorio l’arruolamento dei membri della comunità nell’esercito. Nel corteo erano presenti anche moltissimi bambini: gli ultraortodossi sostengono di servire lo Stato pregando Dio e dedicandosi allo studio.
Il governo di Netanyahu sta tentando da mesi di redigere una nuova legge e dovrà farlo entro il primo agosto, data fissata dall’Alta corte di giustizia di Gerusalemme che, a febbraio, aveva ordinato la revisione dell’attuale legge giudicata incostituzionale (con 6 giudici a favore e 3 contrari). La legge che ora è in vigore è la cosiddetta Legge Tal (dall’ex giudice della Corte Suprema Tzvi Tal che ha capeggiato la relativa commissione nel 1999): il suo obiettivo, al momento della ratifica, era quello di incoraggiare i giovani ebrei ultraortodossi a fare il servizio di leva. In realtà, poiché la legge incoraggiava il servizio volontario, gran parte della comunità non si è mai arruolata.
La norma è stata largamente contestata da tutti gli altri israeliani per i quali il servizio di leva è invece obbligatorio, all’interno di un malcontento più ampio proprio a causa delle agevolazioni di cui godono gli ultraortodossi. Dopo una serie di ricorsi, l’Alta corte di Gerusalemme ha quindi deciso che la legge non faceva altro che «perpetuare una diseguaglianza che doveva annullare». Se entro il primo agosto la Knesset, il parlamento, non approverà un’altra norma, tutti i giovani ebrei ultraortodossi saranno obbligati ad arruolarsi nelle forze armate israeliane.
Per il governo di Netanyahu si tratta di una questione di grande rilevanza che aveva portato nei mesi scorsi a una forte instabilità politica e, a maggio, anche alla possibilità di elezioni anticipate: c’erano disaccordi sulla spesa pubblica, sulle costruzioni illegali e impunite dei coloni in Cisgiordania e sulle concessioni agli ultraortodossi. Il partito di centro Kadima, che alle elezioni legislative del 2009 aveva ottenuto il maggior numero di voti (il 22,47 per cento, ossia 28 seggi in Parlamento), aveva detto di essere a favore delle elezioni anticipate ma anche che non avrebbe approvato lo scioglimento della Knesset prima di una modifica della Legge Tal. Il primo ministro Benjamin Netanyahu era riuscito a trovare un accordo con Shaul Mofaz (leader di Kadima) per formare un nuovo governo di coalizione. Kadima aveva deciso di entrare nel governo aderendo al suo programma e ricevendo in cambio la promessa della modifica della Legge Tal.
Ora sembra nuovamente vicina una rottura all’interno della coalizione: mentre Benjamin Netanyahu, domenica, aveva detto che il Parlamento stava lavorando a un disegno di legge comune sulla questione del servizio di leva, il leader di Kadima ha smentito minacciando un’uscita dal governo se non vi saranno significativi progressi nei colloqui per la modifica della norma. Netanyahu non sembra avere una posizione chiara sulla questione cercando piuttosto di muoversi per non mettere in crisi la maggioranza che, finora, lo ha sostenuto in Parlamento.
Le sue dichiarazioni e le sue azioni, nel corso di questi ultimi mesi, sono state abbastanza contraddittorie: dopo la formazione della nuova coalizione il primo ministro aveva ad esempio dichiarato che «i cittadini arabi, insieme agli haredim, devono assumersi la loro parte di doveri», ma poco dopo aveva sciolto la Commissione Plesner che era stata istituita per formulare un progetto di legge per una più equa distribuzione del servizio obbligatorio sull’intera popolazione e i cui lavori sembravano andare proprio in questa direzione.
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