La grande siccità negli Stati Uniti
Va avanti da due anni: incendi, difficoltà coi raccolti (soprattutto col mais) e riduzione dei capi di bestiame negli allevamenti
Da circa due anni nel sud degli Stati Uniti una lunga siccità sta causando seri problemi alle piantagioni e incendi stagionali molto più estesi e devastanti del consueto. Il problema, che si è allargato anche ad altre zone più a nord, riguarda oggi ampie porzioni di Texas, Oklahoma, Kansas, Colorado, New Mexico, Arizona, Louisiana, Arkansas, Mississippi, Alabama, Georgia, North e South Carolina. Lo stato che ha subito i danni economici più consistenti fino a ora è stato il Texas, dove si stimano perdite per 7,62 miliardi di dollari legate alla produzione inferiore nelle piantagioni e negli allevamenti. Lo stato aveva già subito danni per circa 4,1 miliardi di dollari a causa di un precedente periodo di siccità che si verificò nel 2006. Nel 2011 le perdite per l’agricoltura dovute al clima arido nel Sud sono state di almeno 10 miliardi di dollari.
Negli ultimi mesi la situazione in Texas è migliorata grazie alle piogge primaverili, ma la forte siccità si è estesa ad altre zone degli Stati Uniti, anche più a nord in aree che fino a ora erano state interessate solo in parte. Stando alle rilevazioni più recenti, il problema interessa il 61 per cento circa del territorio degli Stati Uniti. La coda dell’inverno è stata meno ricca di nevicate rispetto al solito e quando è arrivato il disgelo, con la primavera, la poca neve disciolta non ha inumidito a sufficienza il suolo. C’è stata anche una minore evaporazione dell’acqua, che ha ridotto ulteriormente le piogge primaverili.
L’arrivo del caldo estivo ha fatto il resto, intensificando ulteriormente la siccità e creando un circolo vizioso che potrebbe rallentare un ritorno alla normalità in breve tempo. Il suolo si sta inaridendo, a tal punto che l’arrivo di grandi precipitazioni potrebbe rivelarsi comunque controproducente: quando la terra è molto secca non riesce ad assorbire in breve tempo grandi quantità d’acqua, che scorrono velocemente sul suolo producendo inondazioni.
Con simili condizioni diventa molto difficile gestire le coltivazioni, che richiedono grandi quantità di acqua per arrivare a maturazione. La produzione sarà inferiore rispetto alle medie stagionali e comporterà probabilmente un aumento dei prezzi nell’ultima parte dell’anno. Circa mille contee in 26 stati hanno ottenuto dal dipartimento dell’Agricoltura lo stato di disastro naturale [pdf].
Dagli stati dove si coltiva la maggior parte del mais, come lo Iowa, arrivano notizie sul progressivo deterioramento dei campi. Il 30 per cento delle piantagioni sono a rischio, l’8 per cento in più rispetto ai primi giorni di luglio. In alcune contee intere piantagioni sono andate perdute, con danni economici notevoli per i loro proprietari. Molti allevatori hanno avviato prima del tempo la vendita dei loro capi, nel timore di non avere a disposizione sufficienti risorse per allevare più a lungo gli animali da macello. Sperano di arginare le perdite riducendo il numero di capi di bestiame nei loro allevamenti, in attesa di un miglioramento.