Gli ultimi 56 giorni di Borsellino: 13 luglio 1992
Dal libro di Enrico Deaglio, la cronologia degli avvenimenti tra la strage di Capaci e quella di via D'Amelio
Il nuovo libro di Enrico Deaglio – “Il vile agguato“ (Feltrinelli) – è dedicato alle indagini sulla strage di via D’Amelio a Palermo in cui fu ucciso il magistrato Paolo Borsellino assieme a cinque agenti della sua scorta, il 19 luglio 1992. Il libro si conclude con una “succinta cronologia degli ultimi cinquantasei giorni di vita di Paolo Borsellino, compresi avvenimenti che avevano a che fare con lui, ma di cui non era a conoscenza”. Il Post pubblicherà in sequenza, assieme al secondo capitolo del libro, la successione di quegli eventi, a vent’anni di distanza.
Palermo, 13 luglio
“Il tritolo per Borsellino è arrivato”: nuovamente il Ros informa il procuratore Giammanco. Il Ros informa la procura.
Borsellino lo confida (“È arrivato insieme a un carico di bionde, lo sa la finanza”) a don Cesare Rattoballi, un prete suo amico (è il cugino di Rosaria Schifani, che la accompagnò in cattedrale e la sostenne durante la sua inaudita denuncia: “Mafiosi, vi perdono, ma inginocchiatevi…”.
Borsellino chiede a don Rattoballi di confessarsi. La confessione avviene seduta stante, nel suo ufficio al palazzo di giustizia.
Una nota. Tutte queste informazioni, praticamente in tempo reale, che il Ros fornisce sul viaggio del tritolo per Borsellino, vengono smentite da Gaspare Spatuzza, che maneggiò personalmente quell’esplosivo (lo triturò nella casa della zia), già nell’aprile del 1992, dopo averlo recuperato – in tre fusti – da un peschereccio a Porticello. Quindi, che senso avevano quelle informazioni così puntuali?