Antonio Cassano ha trent’anni
E da qualche tempo ha finalmente smesso di fare il calciatore teppista: storia, foto e video della più celebre eterna-promessa del calcio italiano
Antonio Cassano è nato il 12 luglio 1982, il giorno dopo la vittoria della nazionale italiana ai mondiali di Spagna ’82. E quindi oggi compie trent’anni, dopo una carriera che lo ha reso celebre in uguale misura per il suo talento calcistico e per i molti episodi in cui si è lasciato andare a scatti d’ira e a reazioni furiose dentro e fuori dai campi di calcio. Nonostante da qualche anno sia meno irrequieto di un tempo – e l’età ne è probabilmente almeno parziale spiegazione – Antonio Cassano rimane una delle più celebri e discusse figure di “eterna promessa” del calcio italiano, dato che quegli episodi hanno spesso influenzato in modo decisivo la sua carriera.
La carriera calcistica di Cassano è iniziata nel settore giovanile del Bari, la città nel cui problematico centro storico (il quartiere di Bari Vecchia) è nato e cresciuto con la madre. Con suo padre Gennaro, che era sposato con un’altra donna e già padre di tre figli al momento della sua nascita, Antonio Cassano ha sempre avuto un pessimo rapporto. A 17 anni, l’11 dicembre 1999, il giocatore debuttò in Serie A durante una partita contro il Lecce, ma divenne improvvisamente famoso a livello nazionale nella giornata successiva, segnando un gol strepitoso contro l’Inter.
Nell’estate del 2001 Cassano passò alla Roma per una cifra intorno ai 60 miliardi di lire, una delle cifre più alte di sempre pagate per un giocatore con meno di vent’anni. La sua prima stagione fu molto buona: l’allenatore Fabio Capello lo faceva entrare spesso a gara iniziata e in diverse occasioni Cassano riusciva a cambiare il corso della partita. Nella prima stagione alla Roma segnò 5 gol, nelle due successive rispettivamente 9 e 14, guadagnandosi un posto fisso in prima squadra nelle stagioni 2003/2004 e nel 2004/2005.
Cassano giocò alla Roma fino al 2006, ma durante la sua permanenza divenne chiaro che era un giocatore molto difficile da gestire. L’unico con cui sembrava avere un rapporto accettabile, seppure con grandi alti e bassi, era Capello, che ha anche inventato il termine “cassanate”, per definire i colpi di testa e i comportamenti poco professionali che hanno contrassegnato la carriera del giocatore.
Per dare un’idea dei suoi rapporti difficili con gli allenatori nei suoi anni alla Roma, Cassano stesso ha dichiarato di aver detto a Luciano Spalletti: «Mica stai allenando quelle schiappe che avevi all’Udinese, questa è mica casa tua, è casa mia». Ad ogni modo, sul campo mostrò spesso le sue grandi qualità e allo stesso tempo il suo temperamento particolare, come quando ruppe una bandierina del calcio d’angolo dopo un gol alla Juventus.
Nel gennaio del 2006 Cassano, in rotta con la Roma e col suo capitano Totti, fu ceduto al Real Madrid per 5 milioni di euro, cifra molto ridotta rispetto al suo trasferimento precedente, ma quando arrivò venne comunque accolto con grandissime aspettative da parte della stampa e dei tifosi spagnoli (era anche il secondo giocatore di origine italiana nella storia della squadra). In Spagna ritrovò Fabio Capello, ma le sue due stagioni al Real Madrid – dove venne multato per aver messo su troppo peso – furono deludenti e il giocatore venne dato in prestito per un anno alla Sampdoria nel campionato 2007-2008 (trasferimento diventato definitivo un anno dopo). La stampa spagnola lo soprannominò El Gordito, “il grassottello”, per distinguerlo dal suo compagno Ronaldo che era El Gordo, “il grasso”.
Alla Sampdoria, Cassano sembrò riscattarsi ed essere vicino a riguadagnarsi un posto in Nazionale, con cui negli anni successivi aveva avuto pochi momenti di gloria (era rimasto nella memoria soprattutto il suo pianto dopo il gol dell’inutile vittoria contro la Bulgaria agli Europei 2004, quelli del celebre presunto “biscotto” tra Svezia e Danimarca).
Quando sembrava in ottima forma e ritornato ad alti livelli, Cassano si meritò una squalifica di cinque giornate dopo una sfuriata contro l’arbitro della partita di campionato contro il Torino, il 2 marzo 2008. Già ammonito per aver preso a calci la bandierina del calcio d’angolo, l’arbitro Pierpaoli gli fischiò un fallo contro a tre minuti dalla fine della partita. Cassano protestò, ricevette un secondo giallo per le proteste e quindi il cartellino rosso. A quel punto si tolse la maglia, cominciò a insultare pesantemente l’arbitro e arrivò a fargli segno di volerlo “aspettare fuori” vicino all’uscita per tornare negli spogliatoi. Quella ottenuta durante Sampdoria-Torino fu l’unica espulsione che ricevette Cassano durante i suoi anni alla Sampdoria.
Il 28 ottobre 2010 un altro litigio furibondo, questa volta con l’anziano presidente della Sampdoria Riccardo Garrone a cui sembrava legatissimo fino a poco tempo prima, fece finire bruscamente il suo periodo nella squadra di Genova. Secondo le ricostruzioni dei giornali, Cassano insultò pesantemente Garrone dopo aver rifiutato di accompagnarlo a ritirare un premio in un hotel di Sestri Levante. Cassano giustificò in seguito il suo comportamento parlando della necessità di stare il più possibile vicino alla moglie Carolina Marcialis, che aveva sposato a giugno di quell’anno e che era incinta (loro figlio Christopher è nato ad aprile 2011). Marcialis, nata nel 1991, è una pallanuotista di Nervi, un quartiere nella zona est di Genova: al suo legame con Cassano sono legati, secondo molti, i suoi miglioramenti caratteriali.
Nel gennaio 2011, Antonio Cassano è passato al Milan, giocando molto bene durante il finale di stagione nella nuova squadra, segnando tre gol e soprattutto facendo dieci assist. Il suo primo gol con la maglia del Milan è stato contro il Parma, a poco più di un mese dal suo arrivo.
Dalla fine di ottobre 2011 all’aprile successivo Cassano non ha giocato per un problema cardiaco congenito, che è stato risolto con un’operazione chirurgica. Ha partecipato comunque agli Europei in Polonia e Ucraina del 2012 con la nazionale italiana – il commissario tecnico Cesare Prandelli è un suo grande estimatore – partendo quasi sempre titolare ma venendo sostituito in ogni partita, solitamente dopo circa un’ora di gioco, a causa delle sue precarie condizioni fisiche. Le sue presenze in nazionale, nonostante una carriera pluridecennale e il suo talento, sono state comunque poche: prima di essere utilizzato con continuità da Prandelli, aveva giocato solo una ventina di partite a partire dal 2003, anno del suo debutto.
Anche durante gli ultimi Europei Cassano è stato protagonista di un episodio che ha fatto parlare di lui per motivi non calcistici. In una conferenza stampa nei primi giorni della manifestazione, il giocatore ha fatto alcune dichiarazioni intolleranti e offensive nei confronti degli omosessuali, dicendo a proposito dell’eventuale presenza di giocatori omosessuali in Nazionale: «Mi auguro che non ci sono veramente».
Cassano è molto popolare nella sua città di origine, Bari. L’espressione “Metti a Cassano” (italianizzazione dal barese Mitt a Cassano) è stata resa celebre da uno spot della società di comunicazione pugliese ProForma realizzato per la campagna elettorale di Michele Emiliano nel 2004, quando Emiliano venne eletto per il primo mandato come sindaco della città.
Cassano ha riconosciuto che il calcio lo ha salvato dal fare una brutta fine. Nella sua autobiografia intitolata Dico tutto, uscita nel 2008, disse che se non fosse stato per quel gol all’Inter nel 1999 sarebbe diventato “un rapinatore o uno scippatore, comunque un delinquente”. Non ha mai nascosto, con il suo stile diretto e con il suo italiano spesso traballante, le sue origini povere e la sua vita sregolata (sempre nella sua biografia parla di essere stato con centinaia di donne). Un buon esempio della sua personalità emerge dalla sua intervista a Che tempo che fa di Fabio Fazio, concessa nel 2008 in occasione dell’uscita del libro.