I film per difendere le baraccopoli di Mumbai
Gli abitanti delle zone più povere, per resistere alla distruzione delle loro case e al trasferimento, mostrano la corruzione locale e gli abusi della polizia
Sul periodico online australiano The Global Mail, Aubrey Bedford racconta la storia degli abitanti di alcune baraccopoli di Mumbai, per lo più dell’etnia Koli, che lottano contro il tentativo del governo cittadino di demolire i loro villaggi per espandere la città. I Koli, con l’aiuto di alcuni simpatizzanti che lavorano nell’industria cinematografica indiana, la cosiddetta Bollywood, girano film con colonne sonore originali, scene di animazione e numeri di musical.
I film mostrano gli abitanti tra le macerie delle loro baracche, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica e preservare la loro cultura. Mischiano riprese dal vero dei poliziotti che demoliscono i loro villaggi con scene di animazione in cui si vedono i grandi costruttori che corrompono i politici e fanno affari con la criminalità organizzata. Alla fine, terminano tutti con numeri musicali (le colonne sonore sono originali) in stile Bollywood.
A Mumbai abitano 14 milioni di abitanti, stretti su una penisola creata artificialmente collegando alcuni isolotti circa centocinquant’anni fa. Mumbai è la capitale economica dell’India ed è in continua espansione. Lo spazio è poco e quando bisogna costruire una nuova superstrada o un nuovo centro commerciale le alternative non sono molte. Il governo cittadino manda la polizia a espropriare i terreni dove sorgono le baraccopoli e fa arrestare chi protesta. Secondo i Koli, i grandi costruttori sono in combutta con il governo e corrompono la polizia. Gli abitanti dello slum Shiv Koliwada sostengono che un grande costruttore ha falsificato le loro 1.900 firme sui documenti che gli consentono di demolire le loro baracche per costruire al loro posto appartamenti di lusso.
Anche gli abitanti di Shiv Koliwada sono dei Koli e fanno parte di un gruppo di 40 Koliwada (“villaggi di pescatori”, anche se oramai nessuno di loro pesca più) che si sono uniti per resistere allo sviluppo urbano che, sostengono, distruggerà il loro stile di vita. Aubrey Bedford ha pubblicato anche un breve video a corredo del suo reportage.
I Koli sono gli abitanti originari della zona di Mumbai. Vivevano di pesca sugli isolotti che oggi costituiscono la città prima che arrivassero gli inglesi a trasformarla nella capitale economica dell’India. I loro Koliwada sono quasi tutti in posizione ambite: in riva al mare e oramai completamente circondati dai grattacieli della città.
La stampa indiana non ha mai prestato attenzione alla situazione dei Koli, che dunque si sono dovuti arrangiare per far conoscere il loro problema. Aubrey racconta che inizialmente i Koliwada giravano dei documentari con voci fuori campo. Le immagini erano rubate con i telefonini durante le incursioni della polizia. Per chi veniva sorpreso a riprendere, il carcere era sicuro. Ma dopo parecchi di questi documentari gli stessi Koli avevano cominciato ad annoiarsi, così ad alcuni di loro venne l’idea di girare dei film. Con l’aiuto di filmaker indipendenti o altri Koli che lavorano part-time a Bollywood sono riusciti a ottenere i materiali che servono a girare i film e a proiettarli al pubblico. Oggi ogni Koliwada ha il suo film, girato nel proprio dialetto locale.
Non tutti i Koli si battono per difendere i loro territori e alcuni accettano i compromessi offerti dai costruttori e si trasferiscono in altre zone. Gli autori dei film e dei documentari cercano di sensibilizzare i Koli sul tema della difesa dei loro villaggi. Ma i film non hanno un’importanza solo come arma di propaganda: Aubrey spiega che per loro questi film sono il collante di un’identità che stanno perdendo. “Tutto ciò che abbiamo sono queste storie – racconta uno dei filmaker ad Aubrey – Se ci portano via queste storie dalle mani noi restiamo senza niente. Le nostre comunità, la nostra identità, la nostra cultura sono in pericolo”.
foto: Getty Images/Daniel Berehulak