Fukushima fu “un disastro causato dall’uomo”
Lo dice il nuovo rapporto di una commissione parlamentare giapponese, che critica anche l'indole dei giapponesi a non criticare l'autorità
Il Parlamento giapponese oggi ha pubblicato un nuovo rapporto [pdf] su quanto avvenne alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi in seguito allo tsunami dell’11 marzo 2011 causato da un forte terremoto, in mare, di magnitudo 9.0. Secondo il nuovo documento, le cause del disastro nucleare furono in buona parte di natura umana. Il disastro “poteva essere previsto e prevenuto” e i suoi effetti “potevano essere mitigati con una migliore risposta umana al problema”.
In seguito allo tsunami, i sistemi di raffreddamento dei sei reattori andarono in avaria e per evitare la fusione fu anche utilizzata l’acqua di mare. Tra il 12 e il 15 marzo ci furono alcune esplosioni con il rilascio di nuvole di gas nella zona intorno all’impianto. Fu molto difficile contenere i danni e per tre reattori si verificò la fusione. Decine di migliaia di persone furono allontanate dalle loro abitazioni, perché vicine all’impianto e a rischio contaminazione. Da allora i responsabili di TEPCO, la società energetica responsabile della centrale, hanno lavorato per mettere in sicurezza i sistemi. A fine dicembre 2011, la condizione dei reattori di Fukushima è stata dichiarata “stabile”.
Nel rapporto parlamentare sono messi sotto accusa sia TEPCO, sia alcuni esponenti del governo di allora che non diedero risposte adeguate all’emergenza. In alcuni passaggi vengono anche criticate le convenzioni culturali tipiche del Giappone, come la ritrosia a criticare l’autorità. Il rapporto è stato realizzato da una Commissione indipendente che ha condotto indagini per circa sei mesi e che ha ascoltato più di mille persone coinvolte, a vario titolo, nella crisi nucleare.
(Ritorno a Fukushima, le immagini del primo tour per la stampa dopo il disastro)
Il documento dice esplicitamente che “anche se fu innescato da grandi cataclismi, quanto accadde alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi non può essere considerato come un disastro naturale”. Il rapporto prosegue specificando che fu “un disastro profondamente causato dall’uomo”, dalla collusione tra il governo, le autorità di controllo e i responsabili di TEPCO. Le condizioni all’impianto peggiorarono nei giorni dopo lo tsunami perché le agenzie governative “non funzionarono correttamente”. Ci furono anche seri problemi di comunicazione tra diverse strutture dello Stato, specialmente con l’ufficio del primo ministro, che all’epoca era Naoto Kan (Partito Democratico Giapponese).
Oltre a indicare che cosa non funzionò nella gestione della crisi a Fukushima, il rapporto parlamentare elenca anche quali azioni dovranno essere adottate per evitare che si ripetano in futuro simili disastri. Secondo i responsabili della Commissione, per assicurare la sicurezza nucleare il Giappone dovrà andare incontro a un profondo processo di trasformazione. Prima di tutto, le autorità governative devono abbandonare l’isolamento in cui sono vissute per decenni, aprendosi maggiormente agli standard internazionali sulla sicurezza e alla collaborazione con la comunità internazionale per quanto riguarda il nucleare. L’obiettivo è diventare un soggetto credibile e affidabile su scala globale nel settore della produzione di energia atomica.
Tra le raccomandazioni ci sono: l’istituzione di un organo parlamentare che monitori costantemente l’apparato di regole sul nucleare; la riforma del sistema di gestione delle crisi, con più responsabilità per il governo; la riforma delle leggi sull’energia nucleare per adattarle agli standard internazionali; il controllo delle società che operano nel settore e lo sviluppo di entità indipendenti per le ispezioni e la sicurezza.
In seguito al disastro di Fukushima, in Giappone è stata progressivamente sospesa la produzione di energia elettrica con i reattori nucleari presenti nel paese. Dei 54 reattori spenti, ne sono stati riattivati due domenica scorsa per rispondere alla maggiore domanda di energia elettrica del periodo estivo. La decisione ha portato a nuove proteste da parte di chi si oppone nel paese alla riapertura degli stabilimenti nucleari. Il primo ministro Yoshihiko Noda (PDG) ha spiegato che gli impianti atomici sono una risorsa essenziale per l’economia del paese. Per ora non è comunque prevista l’immediata riapertura di altre centrali.
– Tutte le foto del Post sul disastro di Fukushima, dall’11 marzo 2011 a oggi
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