L’indipendenza dell’Algeria, 50 anni fa
Le foto di quello che accadde cinquant'anni fa ad Algeri e il racconto di Bernardo Valli per Repubblica, che c'era
Oggi in Algeria si festeggiano i cinquant’anni dell’indipendenza dalla Francia, ottenuta il 5 luglio del 1962 dopo una guerra iniziata nel novembre del 1954 e intensificatasi a partire dal 1958, quando gli indipendentisti algerini iniziarono a organizzare attentati terroristici in Francia.
Nel maggio del 1961 il presidente francese Charles de Gaulle diede il via ai negoziati con i capi del Fronte di liberazione algerino (FLN), i cosiddetti negoziati di Évian: portarono a un cessate il fuoco, misero le basi per l’indipendenza dell’Algeria e la cooperazione tra i due paesi. Il primo luglio del 1962 sei milioni di algerini andarono a votare il referendum sull’indipendenza: quasi tutti i voti furono a favore, e il 3 luglio de Gaulle proclamò l’Algeria indipendente. Il governo provvisorio algerino scelse però il 5 luglio come Giorno dell’Indipendenza, per ricordare l’anniversario della presa di Algeri da parte delle truppe francesi avvenuta il 5 luglio del 1830.
Il 3 luglio del 1962 Bernardo Valli si trovava ad Algeri e oggi ha raccontato su un articolo per Repubblica quel giorno storico, e come ci si era arrivati.
Il governo provvisorio arrivò nel centro d’Algeri su un autocarro. I ministri, tra i quali non mancavano i capi storici della rivoluzione, erano ammassati nel cassone, in piedi, come muratori diretti al cantiere. La semplicità di quell’apparizione attizzava l’entusiasmo della folla. I vincitori della lotta armata erano in maniche di camicia. Senza mitra e pistole. La scorta armata si era perduta tra la gente in delirio. Forse non c’era. Era quella l’autentica immagine della nuova Algeria?
In realtà la manciata di uomini che attraversava la capitale della nazione da poche ore ufficialmente indipendente, dopo centotrentadue anni di dominio francese, rappresentava un potere fragile, anzi già esautorato, ma nei suoi ultimi momenti di rappresentanza essa incarnava l’orgoglio di un popolo che per conquistare la dignità nazionale aveva perduto centinaia di migliaia di uomini e donne. “Un milione di morti”, proclamava l’Fln, il Fronte di liberazione nazionale, arrotondando le cifre.
Era il 3 luglio di cinquant’anni fa ed io ricordo la mia affannosa ricerca di un telefono con il quale trasmettere la cronaca di quel giorno in cui si concludeva trionfalmente la guerra più sanguinosa della decolonizzazione africana.