La sentenza sulla scuola Diaz
La Corte di Cassazione ha confermato le condanne ai dirigenti della polizia responsabili delle violenze al G8 di Genova, che saranno sospesi dai loro importanti ruoli
di Davide Ilarietti
La sentenza con cui la Corte di Cassazione giovedì ha confermato le condanne di 25 persone, tra agenti e funzionari di polizia, per l’irruzione alla scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001, è un dispositivo lungo e complicato: ma di grande severità nei confronti dei condannati. Le vittime del pestaggio, 60 militanti no-global, e le 90 persone arrestate illegalmente, saranno risarcite. Non dai diretti responsabili, ma dallo Stato, grazie alla legge 187 del 2010, che secondo alcuni sarebbe stata approvata “ad hoc” per gli imputati “importanti” di questo processo durato 11 anni.
Tra questi ci sono l’attuale capo della Direzione Centrale Anticrimine, Francesco Gratteri; il dirigente dell’Aisi (i servizi segreti civili) Giovanni Luperi, e il capo del Servizio Centrale Operativo Gilberto Caldarozzi. Famoso, quest’ultimo, per aver condotto l’arresto del boss Bernardo Provenzano nel 2006 e, più di recente, quello dell’attentatore di Brindisi, Giovanni Vantaggiato.
Tra prescrizione e indulto, nessuno degli imputati andrà in carcere. La sentenza comporta però la decadenza immediata dagli incarichi e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Il collegio della quinta sezione penale della Cassazione, presieduto dal giudice Giuliana Ferrua, ha sostanzialmente confermato le condanne per falso emesse dalla Corte d’appello di Genova il 18 maggio 2010. La camera di consiglio, rinviata lo scorso 15 giugno su richiesta della difesa, è durata poco meno di 7 ore, dalle 10 di questa mattina alle 19.
Sono passati 11 anni dalla notte del 21 luglio 2001 quando, in una Genova travolta dalla guerriglia urbana tra manifestanti e polizia intorno al G8, e dalla morte del giovane Carlo Giuliani ucciso da un carabiniere di cui stava assaltando la jeep, il VI Reparto Mobile di Genova della Polizia di Stato (più altri reparti, anche dei Carabinieri) fece irruzione nella scuola Diaz, nel quartiere Albaro, che ospitava il centro di coordinamento del Genoa Social Forum di Vittorio Agnoletto. Durante l’irruzione gli agenti di polizia aggredirono violentemente chi si trovava nella scuola compiendo, a detta di Amnesty International “gravi violazioni dei diritti umani di persone che avrebbero dovuto proteggere”: furono arrestati 93 persone, e 60 di loro riportarono ferite.
Nel frattempo, sono andati in prescrizione i reati di lesioni (tranne quelle aggravate) per tutti gli imputati. Inoltre, secondo quanto sostenuto nella richesta di rinvio a giudizio della Procura di Genova, sarebbero spariti alcuni filmati amatoriali dell’attacco, che la polizia avrebbe inviato all’estero per farli riprodurre in Dvd, senza l’autorizzazione della magistratura. Da altri filmati amatoriali, nel 2002, il vicequestore aggiunto di Genova Pasquale Guaglione riconobbe due molotov sequestrate all’interno della scuola, che secondo l’accusa della Cassazione furono portate a posteriori dalla polizia all’interno della Diaz, per giustificare gli arresti. Le stesse molotov, Guaglione ricordava di averle raccolte il giorno prima del blitz, in un cespuglio vicino al luogo di uno scontro. Il trafugamento delle armi all’interno della Diaz, immortalato da un filmato dell’emittente Primo Canale, è stato confermato dalla testimonianza dell’agente Michele Burgio, autista del generale Valerio Donnini (che, secondo Burgio, gli avrebbe vietato di portare le molotov in questura) e dalle contraddizioni del vicequestore Pasquale Troiani durante gli interrogatori. Troiani è stato condannato oggi a 3 anni e 9 mesi per detenzione di armi da guerra (le molotov, appunto) e per calunnia. Nel frattempo, Franco Gratteri, allora direttore del Servizio Centrale Operativo (Sco) della Polizia di Stato, è stato promosso a capo della Direzione centrale anticrimine. Luperi, all’epoca vicedirettore dell’Ufficio per le investigazioni generali, è diventato dirigente dell’Aisi, i servizi segreti civili. Gilberto Caldarozzi, già vice di Gratteri, è oggi direttore del Sco.
Nella sentenza d’appello del 2010, i vertici della polizia erano stati condannati “per aver coperto le violenze della Diaz”. Gratteri (condannato a 4 anni in appello), Canterini (5 anni), Luperi (4 anni)e Caldarozzi (3 anni e 8 mesi) erano stati condannati, oltre che per la loro “responsabilità omissiva”, anche per i falsi atti come l’introduzione delle molotov nella scuola. Il filmato, ritenuto “inequivocabile” dai giudici di secondo grado, li mostrava infatti intenti a confabulare nel cortile della scuola con le due bottiglie in mano.