Gli strumenti della Concordia funzionavano?
No, secondo i consulenti nominati dal tribunale di Grosseto, nemmeno la scatola nera: Costa Crociere ribadisce invece che era tutto regolare
Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera di oggi racconta i risultati della perizia effettuata sulla Costa Concordia, la nave da crociera della Costa Crociere naufragata lo scorso gennaio al largo dell’isola del Giglio, da un gruppo di consulenti nominati dal giudice di Grosseto. Secondo questa perizia alcuni sistemi di controllo della Costa Concordia non erano funzionanti, la sera del 13 gennaio, e la scatola nera era in avaria da quattro giorni. Costa Crociere contesta i risultati della perizia e sostiene che la scatola nera avesse segnalato un messaggio di errore ma fosse funzionante, e la nave poteva navigare.
Alcuni sistemi di controllo della Costa Concordia non erano funzionanti. La nave affondata la sera del 13 gennaio scorso di fronte all’Isola del Giglio viaggiava con le porte stagne aperte e con mappe «non approvate», ma l’anomalia più grave – almeno secondo quanto verificato dai periti – riguarda la «scatola nera».
È stato infatti accertato che il macchinario era in avaria dal 9 gennaio, ben quattro giorni prima del naufragio che provocò la morte di trentadue persone. I consulenti nominati dal giudice di Grosseto lo hanno verbalizzato il 4 aprile scorso evidenziando di poter quindi analizzare esclusivamente i dati contenuti nel computer di servizio. E di dover lavorare su documentazione incompleta visto che dalle 23.36 del 13 gennaio non c’è più alcuna registrazione. E questo vuol dire che gran parte della fase di abbandono della nave è avvenuta «al buio». Circostanze che risultano pure dai verbali di testimoni e indagati interrogati in questi mesi. Ma soprattutto dalle mail acquisite dai pubblici ministeri che indagano sul comportamento del comandante Francesco Schettino e sulle eventuali responsabilità dei vertici della Compagnia. Le missive tra Pierfrancesco Ferro, il responsabile del settore tecnico di Costa, e la ditta di manutenzione dimostrano infatti che si era deciso di intervenire per la riparazione del guasto il 14 gennaio quando la nave fosse arrivata nel porto di Savona. Troppo tardi. E adesso sarà la magistratura a dover valutare quanto tutto questo abbia pesato sulle cause della tragedia, tenendo conto che il codice della navigazione vieta alle imbarcazioni di salpare in queste condizioni.
Costa Concordia, la rotta e il guasto
Allegata agli atti c’è una mail spedita il 22 gennaio – nove giorni dopo il disastro – da Ferro al direttore generale Gianni Onorato che precedentemente gli aveva chiesto spiegazioni su quanto accaduto. Scrive Ferro: «Le allego copia di tutte le comunicazioni intercorse tra la nave, me e la ditta. Dalle mail si evince che la segnalazione dalla nave è stata fatta alle ore 18.02 del 10 gennaio. Io ho letto e inoltrato la mail alla ditta alle 10.46 dell’11 gennaio. L’intervento è stato programmato alle ore 14.34 dell’11 gennaio per il giorno 13 a Civitavecchia o al più tardi per il 14 a Savona. Successivamente la ditta mi ha comunicato telefonicamente che sarebbe intervenuta a Savona».
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foto: LaPresse