Peña Nieto ha vinto in Messico
A scrutinio quasi finito ha sei punti di vantaggio sul suo principale oppositore, di sinistra, che non ha ammesso la sconfitta
Aggiornamento delle 16.45
Con il 90 per cento delle sezioni scrutinate Enrique Peña Nieto è in vantaggio con il 37,82 per cento dei voti, seguito da Obrador col 31,91 per cento e Vázquez Mota col 25,48 per cento.
Aggiornamento delle 12:35
Lo scrutinio è ancora in corso e, stando ai dati preliminari comunicati dall’Instituto Federal Electoral, Enrique Peña Nieto continua a essere in vantaggio quando le sezioni scrutinate sono ormai il 75 per cento. Il candidato, che ha già dichiarato la propria vittoria, è al 37,2 per cento, seguito dal socialista Andres Manuel Lopez Obrador al 32,7 per cento.
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Enrique Peña Nieto, il candidato del Partido Revolucionario Institucional (PRI), ha annunciato di aver vinto le elezioni presidenziali in Messico, che si sono svolte ieri. I risultati elettorali non sono ancora definitivi ma la distanza di Nieto nelle preferenze rispetto agli altri candidati dovrebbe assicurargli la vittoria.
Nieto ha ottenuto tra il 37,9 e il 38,6 per cento dei voti, mentre il suo rivale del Partido de la Rivolución Democratica (PRD), Andres Manuel Lopez Obrador, socialista, si è fermato al 30,9 – 31,9 per cento. La candidata presidenziale del Partido Acción Nacional (PAN), Josefina Vázquez Mota, ha ottenuto il 25,1 – 26 per cento dei voti. Alla presidenza del paese tornerà quindi un esponente del PRI (centro-sinistra moderato) dopo dodici anni di PAN (centro-destra) con i presidenti Vicente Fox e l’uscente Felipe Calderón.
Peña Nieto è rimasto in vantaggio rispetto ai propri concorrenti per buona parte della campagna elettorale. Ha ottenuto notevole consenso promettendo un aumento degli stipendi, che secondo lui potrà essere effettuato grazie alla crescita economica degli ultimi anni del Messico. Il suo programma prevede anche modifiche alle politiche energetiche del paese e ai sistemi di tassazione per incentivare ulteriormente la competitività. Peña Nieto ha anche promesso un cambiamento nell’approccio alla guerra contro il narcotraffico portata avanti dal centro-destra e che ha causato almeno 47mila morti negli ultimi anni. Ha comunque assicurato che “nel combattere il crimine organizzato, non ci sarà nessun compromesso né alcuna tregua”.
Con il 34 per cento dei seggi scrutinati, Josefina Vázquez Mota ha tenuto un breve discorso per ringraziare i propri sostenitori e ha ammesso di non aver ottenuto voti a sufficienza. Lopez Obrador, il candidato del PRD (centrosinistra), non ha invece ancora riconosciuto la vittoria di Peña Nieto e ha spiegato di voler attendere i risultati definitivi. Nel 2006, del resto, il candidato del PRD perse le elezioni per meno di un punto percentuale dopo essere stato in testa per buona parte della campagna elettorale. Ci furono settimane di proteste di piazza a Città del Messico, con i sostenitori del PRD che denunciarono brogli ai seggi.
Nel corso della campagna elettorale, Peña Nieto ha accusato il PAN di non aver fatto abbastanza per trasferire i benefici della stabilità economica del paese alla popolazione. Il Messico deve buona parte della propria crescita ai buoni rapporti commerciali con gli Stati Uniti, verso i quali esporta l’80 per cento circa dei propri prodotti. Il paese è anche uno dei principali acquirenti dei beni prodotti negli Stati Uniti e in Canada e si stima che 12 milioni di persone che oggi vivono negli Stati Uniti siano nate in Messico (il 30 per cento di tutti gli immigrati presenti nel paese).
Circa 80 milioni di elettori hanno avuto ieri la possibilità di esprimere il loro voto ai seggi. Per ridurre il rischio di brogli e intimidazioni da parte dei potenti cartelli della droga, nel paese sono stati impegnati migliaia di agenti di polizia e di soldati dell’esercito. Stando alle prime informazioni, il voto si sarebbe svolto regolarmente nella maggior parte dei seggi, ma alcune sedi di voto hanno aperto in ritardo per cause ancora da verificare. Oltre all’elezione del nuovo presidente, i messicani hanno anche votato per eleggere 500 nuovi deputati, 128 senatori, sei governatori in altrettanti stati della federazione e alte amministrazioni locali.