Merkel ha davvero perso?
I commenti della stampa tedesca sono stati durissimi, mentre in Francia, Spagna e Italia si esultava: ma la vincitrice dell'ultimo Consiglio Europeo potrebbe essere lei
Oggi si parla molto di una “sconfitta” di Angela Merkel, dopo l’accordo raggiunto ieri al Consiglio europeo su alcune misure da prendere per contrastare la crisi dell’euro. Titoli che parlano di una “vittoria” dell’Italia, della Spagna e della Francia, contrapposta a una “resa” o a una “sconfitta” del cancelliere tedesco, si possono leggere su quasi tutte le prime pagine dei giornali italiani di oggi.
Commenti simili, di volta in volta centrati sui leader nazionali, si possono leggere anche in Spagna e in Francia, dove il quotidiano francese Libération ha titolato “1-0 Hollande” mentre Le Figaro (di centrodestra) ha attribuito i meriti a Spagna e Italia.
Le decisioni del Consiglio europeo
Riassumendo: le novità principali uscite dal Consiglio europeo sono tre. La prima riguarda i fondi per ricapitalizzare le banche in difficoltà, che saranno forniti dal fondo salva-stati ESM (European Stability Mechanism, di cui avevamo parlato qui). Ne ha particolarmente bisogno la Spagna, che ne ha fatto richiesta pochi giorni fa. Il punto importante su cui si è deciso è che questi fondi non avranno una priorità assoluta rispetto a debiti contratti con altri creditori: in caso contrario, il debito pubblico spagnolo sarebbe stato ancora meno “attraente” per gli investitori, sapendo che, in caso di difficoltà, prima di loro ci sarebbe stato comunque l’obbligo di restituire i soldi del prestito bancario. Per fare un esempio, durante il parziale default della Grecia nei primi mesi del 2012, le obbligazioni che aveva la Banca Centrale Europea non sono state toccate proprio a causa di quella priorità.
La seconda novità è che i fondi dell’ESM inoltre verranno prestati direttamente alle banche e non al governo, in modo da evitare un aumento del debito pubblico, ma questo succederà solamente dopo che alla Banca Centrale Europea verranno dati gli strumenti per una maggiore supervisione e controllo delle banche private, il che è un primo passo verso un’unione bancaria europea (dove finora il controllo era dato solo a organismi nazionali).
La terza novità è che ci sarà un meccanismo di intervento dello stesso fondo salva-stati ESM (e del suo predecessore, EFSF) per tenere sotto controllo i tassi di interesse dei titoli di stato dei paesi più in difficoltà sui mercati. Qui si parla soprattutto di Italia e Spagna ed era una misura che voleva molto Mario Monti, mentre la Germania, in passato, si era sempre detta contraria. Quello che pare certo, però, è che i paesi che beneficeranno del programma di acquisto dovranno sottoscrivere ogni volta un accordo con l’Unione Europea e sottoporsi a qualche forma di controllo da parte della Commissione europea.
Prima di passare all’analisi bisogna fare un’altra premessa: i dettagli di queste misure, e dell’ultima in particolare, non sono per niente chiari e cominceranno ad essere discussi solo nella prossima riunione dei ministri delle finanze e dell’economia dei 27 paesi dell’Unione Europea, il 9 luglio, dove, ha scritto l’economista Mario Seminerio, “il diavolo ed i dettagli saranno i padroni di casa”. Fino ad allora, si sta parlando soprattutto di dichiarazioni di intenti e di principio, che però almeno i mercati finanziari sembrano aver accolto bene: il famoso spread tra i titoli decennali tedeschi e quelli italiani si è abbassato di quasi il 10 per cento, fino a circa 420 punti base, dopo l’annuncio dell’accordo.
I commenti: vittoria o sconfitta?
In questo quadro, le reazioni dei mezzi di comunicazione tedeschi sono state quasi uniformemente di grandissima protesta, con accuse alla Merkel di aver “ceduto” su punti fondamentali, sotto le pressioni di Mario Monti e dello spagnolo Mariano Rajoy. Si è parlato anche di far saltare il voto parlamentare sull’ESM (ma il fondo salva-stati è stato poi approvato a larga maggioranza).
Un editoriale di Carsten Volkery sul periodico Der Spiegel, piuttosto critico con Merkel, dice che “nel complesso, la riunione è stata una vittoria per i paesi dell’Europa meridionale” e riporta le difese di Angela Merkel una volta tornata in patria: la Spagna sarà l’unica eccezione nel principio che i prestiti dell’ESM devono avere precedenza assoluta, e gli aiuti saranno dati direttamente alle banche solo quando ci sarà un meccanismo di controllo europeo. Un processo né semplice né breve, in cui la Germania potrà ancora esercitare molte volte il suo diritto di veto.
(Angela Merkel, la storia e le foto)
È comunque chiarissimo quale sia la paura dei commentatori tedeschi: un meccanismo di condivisione del debito pubblico tra i paesi dell’Unione Europea, come quello che si creerebbe con gli eurobond. Angela Merkel ha detto pochi giorni fa che gli eurobond non ci saranno “finché lei vivrà”, ma in Germania, gli impegni presi nell’ultimo Consiglio Europeo suonano come una prima, inaccettabile concessione verso i paesi del sud Europa. Un commento sul popolare tabloid Bild riassume bene l’umore generale quando scrive: “L’Italia e la Spagna hanno avuto quello che volevano: sarà più facile prendere eccessivamente in prestito di nuovo. È stata la prima volta in più di due anni di crisi che gli stati dell’euro non hanno seguito gli ordini della Germania.”
Ma un altro commento su Der Spiegel, di Christian Rickens, dice invece che Angela Merkel ha accettato con grande abilità politica un compromesso da cui la Germania non esce per nulla danneggiata:
La concessione di Merkel è più che compensata da una vittoria diplomatica che ha messo a segno poco prima della riunione: alla fine della scorsa settimana è riuscita a far firmare al presidente francese il suo patto fiscale, che è molto impopolare a Parigi, in cambio del suo supporto al “patto per la crescita” da 130 miliardi di euro. È difficile esagerare la disparità dell’accordo. Il “patto per la crescita” è fatto di poco più che promesse e sogni che non si realizzeranno mai. Anche se non causerà nessuna crescita in Europa, non costerà nemmeno altri soldi alla Germania.
Anche tra i commentatori italiani ci sono posizioni poco convinte di una “sconfitta della Merkel”. Secondo Angelo Baglioni, su Lavoce.info, la Germania – o meglio, la sua banca centrale, insieme alla BCE – ha ottenuto in realtà una vittoria, dall’ultimo Consiglio Europeo:
Il vero vincitore della partita è la Bce, o meglio la Bundesbank. Da un lato, la Bce ottiene la supervisione bancaria, che le consente di estendere il suo ruolo istituzionale. Dall’altro, riesce ad evitare che le sia conferito il ruolo di prestatore di ultima istanza nei confronti degli stati della zona euro, ruolo sempre fortemente osteggiato dalla banca centrale tedesca, che ha sempre rumoreggiato contro il Securities Market Program della Bce, fino ad ottenere che fosse abbandonato.
Un editoriale del Guardian sembra riassumere bene e con grande capacità di sintesi il bilancio dell’ultimo Consiglio europeo, con la frase “Angela Merkel ha perso forse una battaglia, ma non la guerra” e riconoscendo che, comunque, qualche cosa di importante è stato ottenuto:
Il “blocco mentale” dell’eurozona è stato rotto. Quindi la prima riga della dichiarazione finale della riunione inizia da una nuova premessa – affermando il bisogno di rompere il circolo vizioso tra le banche e i debiti sovrani. C’è voluto parecchio tempo, ma alla fine una riunione dell’eurozona ha identificato il problema al cuore della crisi: che non è quello di irresponsabili spese latine ma di banche irresponsabili. Queste banche non hanno più bisogno di liquidità provvisoria. Sono insolventi e hanno bisogno di serie quantità di denaro sonante.
Merkel può aver perso una battaglia, come la stampa tedesca ha indicato troppo in fretta, ma quasi certamente non ha perso la guerra. Se il regolamento su una nuova unione bancaria e un’autorità di supervisione deve essere ancora scritto, i tedeschi si assicureranno di essere loro a scriverlo.
foto: AP Photo/Markus Schreiber